Solennità di San Ponziano
Sabato 14 gennaio 2012, chiesa Cattedrale di Spoleto
Per tutti noi che abbiamo la fortuna di essere spoletini il 14 gennaio è giorno di gioia, di compiacimento, di ritrovata unità. Oggi si fa in noi più consapevole e forte l’amore per il martire Ponziano e per la città che lo ha eletto suo protettore e patrono. Questo amore è motivato anche dalla gratitudine verso un santo che non ci ha mai fatto mancare la sua efficace protezione; ed è un amore che ci induce a guardare a lui come ad un maestro di vita.
Conosciamo bene la storia: posto di fronte all’alternativa se rinunziare a Cristo e salvarsi oppure rimanere fedele al suo Signore ma perdere la vita, Ponziano non esitò: consapevole che «la nostra cittadinanza è nei cieli» (Fil 3, 20), scelse la morte, preferì la via stretta e solitaria della tribolazione e del sacrificio anziché la via luccicante e affollata del successo terreno. Perché l’amore non si vende, si dona; la fedeltà non si compra, si vive. E la vita, la morte, il martirio, la gloria di san Ponziano sono una trasparenza luminosa di amore fedele, che non conosce termine e non si deprezza con il trascorrere del tempo. Ma come, in quale forma, il suo messaggio è ancora attuale?
Dalla memoria del suo martirio, con il quale proclama la signoria di Dio, il giovane Ponziano rivolge un invito pressante a questa comunità e le chiede di fare incessantemente ritorno al Padre che è nei cieli, al Dio che è vivo e fa vivere, al Dio amico dei viventi. Abbiamo visto che gli umanesimi senza Dio si risolvono tutti nell’avvilimento e nella distruzione dell’uomo; quanto è avvenuto con tutte le guerre e le rivoluzioni crudeli ed inutili del secolo scorso dovrebbe insegnarci che, se non si riscopre il Padre, è assurdo pretendere che gli uomini possano seriamente e sinceramente riconoscersi fratelli e finirla di giocare al massacro. E se non si riscopre l’immagine indelebile di Dio impressa in ogni uomo – senza distinzione di razza, di provenienza e di fede, l’uomo sarà sempre in pericolo: in pericolo di essere asservito ad altri uomini, magari in nome del benessere o della giustizia; in pericolo di essere manipolato e artefatto, con la scusa dei diritti della scienza; in pericolo di essere reso infecondo e votato all’estinzione, in nome dell’egoistica felicità dell’individuo.
San Ponziano ci invita poi ad andare incontro al Signore Gesù, la cui presenza in mezzo a noi è rispettosa e discreta: egli non si impone a nessuno e, pur essendo il Signore del cielo e della terra, non costringe nessuno a seguirlo e a salvarsi; vuole che sia libera e gioiosa l’adesione dei cuori e delle esistenze. Ma la sua è anche una presenza fedele e tenace, che non ci abbandonerà mai. Noi potremo, a nostro rischio e con nostra sventura, allontanarci da lui; lui non si allontanerà mai da noi e sarà sempre in mezzo a noi vigilante Salvatore.
Il nostro Patrono ci chiede ancora di lasciare che lo Spirito di Dio, che è luce di soprannaturale sapienza, lievito di speranza, fuoco di carità, vinca l’opacità della materia e si faccia strada nell’intrico delle ideologie, degli interessi, dei godimenti. «Abbandonate la stoltezza e vivrete» (Pr 9, 6), ci dice la parola di Dio. È stoltezza moltiplicare i mezzi di vita e gli agi e non cercare il senso e lo scopo del vivere; è stoltezza non domandarsi mai dove l’umanità stia andando così di corsa e così ciecamente; è stoltezza, secondo la parola di Gesù, guadagnare il mondo intero se poi si perde la propria anima (cf Mt 16, 26).
Chiesa di Spoleto-Norcia – ci dice san Ponziano con il suo martirio – ascolta il Signore che ti chiama a riscoprire la tua verità più splendida ed impegnativa: sei e devi essere trasparenza di Cristo, rivelazione del suo volto. Qui è messa in questione la tua credibilità di fronte agli uomini e ancor più davanti ai disegni e alla attese che Dio ha su di te! Certo, non mancheranno mai i limiti, i ritardi, le stanchezze e le colpe dei tuoi figli. Ma ciò che comunque è decisivo, insieme all’immancabile bellezza che l’amore di Dio assicura alla sua Chiesa, è che tu, docile all’azione dello Spirito, mantenga fisso lo sguardo su Cristo e ti impegni costantemente a conformarti sempre più a lui, sorgente inesauribile di novità e di santità.
Di fronte a tale esigente richiesta, ci chiediamo: le nostre comunità cristiane, nella concretezza della vita quotidiana, non rischiano forse di rimanere troppo chiuse in se stesse, ripiegate su talune tradizioni del passato ritenute intoccabili, sovraccaricate di iniziative pastorali spesso stantie e poco incisive, prevenute e paurose di fronte alle novità e ai rischi, paghe di qualche momento di generica religiosità? Non dovrebbero invece tentare, con umiltà e coraggio, strade nuove ed audaci di evangelizzazione, con la gioia e l’entusiasmo di chi riconosce in Gesù Cristo il Figlio di Dio fatto uomo e trova la risposta vera e piena alle domande e alle esigenze della vita?
Ma con il suo martirio san Ponziano parla anche alla Città che lo venera protettore e difensore, introducendo ad una più adeguata comprensione dei valori che devono presiedere ad una retta convivenza civile. Il significato profondo della quale non emerge immediatamente dall’elenco dei diritti e dei doveri della persona, bensì dall’amicizia civile e dalla fraternità. Il campo del diritto, infatti, è quello dell’interesse tutelato e del rispetto esteriore, della protezione dei beni materiali e della loro ripartizione secondo regole stabilite; il campo dell’amicizia, invece, è quello del disinteresse, del dialogo costruttivo, della collaborazione, della disponibilità alle esigenze dell’altro. L’amicizia civile, così intesa, è l’attuazione più autentica del principio di fraternità, inseparabile da quello di libertà e di uguaglianza.
Si tratta di un principio rimasto in gran parte non attuato nelle società politiche moderne e contemporanee, soprattutto a causa dell’influsso esercitato dalle ideologie individualistiche e collettivistiche. Questa nostra Città ha bisogno a tutti i livelli di una convinta e generosa stagione di amicizia civile che le consenta di impegnarsi in progetti lungimiranti di sviluppo sociale, economico e culturale che facciano tesoro delle sue molteplici ed operose potenzialità umane, religiose e istituzionali; ha bisogno di una stagione concorde di amicizia civile da vivere virtuosamente con magnanimità, che è la virtù del pensare e del volere in grande, senza attardarsi sul passato o lasciarsi guidare dalla pigrizia psicologica e ideologica del “non si può”, ma guardando al futuro con coraggio, fiducia e intelligente amore.
Infine, san Ponziano si accosta idealmente con tutti noi all’Altare, dove celebriamo il Sacrificio: nutriti del Pane di vita, dobbiamo ricominciare ad amare, non solo con le parole ed i programmi sociali, ma con l’attenzione partecipe e fattiva verso tutti, specialmente verso i più deboli e sfortunati. L’Eucaristia, sacramento nato nell’ora in cui il Figlio di Dio ci «amò sino alla fine» (Gv 13, 1), si faccia in ogni comunità cristiana sorgente inesauribile di una carità operosa, inventiva, sempre rinnovata. Cristo resta tra noi con i segni del pane e del vino per connotare del suo Vangelo e riplasmare con la sua grazia l’intera vicenda umana. All’altare della Nuova Alleanza approda ogni nostra interiore ricerca e ogni nostro spirituale cammino; ma dall’altare noi quotidianamente dobbiamo ripartire per essere strumenti efficaci di costante rinnovamento per l’edificazione della civiltà dell’amore.
A San Ponziano, nostro modello di vita e nostro patrono, affidiamo desideri e propositi e lo preghiamo di continuare a proteggere
Amen.