Secondo la tradizione araldica ecclesiastica, lo stemma di un Vescovo è normalmente composto da: uno scudo, che può avere varie forme (in questo caso è detto “a testa di cavallo”), e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o da tradizioni familiari, o da riferimenti al proprio ambiente di vita, o da altro; una croce in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo (in questo caso con due traversi, per indicare il grado arcivescovile); un cappello prelatizio, con cordoni a dieci fiocchi pendenti su ciascun lato (ordinati 1.2.3.4, ovvero di grado arcivescovile), il tutto di verde; un cartiglio inferiore, abitualmente in oro con una scritta in nero.
Descrizione araldica: di azzurro troncato da una fascia, accompagnata in alto da un giglio e in punta da una torre merlata alla guelfa, con a destra una stella a sei raggi, il tutto di oro. Interpretazione: l’azzurro del campo dello scudo indica la fede; la fascia orizzontale di oro simboleggia la grazia che la illumina e la sostiene. In alto, un giglio rappresenta l’idealità delle virtù umane, mentre in basso una torre raffigura un solido programma di vita, orientato da una stella che indica la Vergine Maria, Madre della Chiesa.
Il motto è “non erubesco evangelium” (“Non mi vergogno del Vangelo”), tratto dalla lettera di San Paolo ai Romani (1,16): indica come gli insegnamenti del Vangelo debbano essere la principale guida della vita e dell’attività del Vescovo.