Omelia nel giorno di Pasqua, 4 aprile 2021

Omelia nel giorno di Pasqua, 4 aprile 2021

Omelia nel giorno di Pasqua, 4 aprile 2021

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Omelia nel giorno di Pasqua, 4 aprile 2021

La festa di Pasqua – per la quale ci scambiamo gli auguri più sinceri – è molto antica e la sua origine si perde nella notte dei tempi. Probabilmente esisteva già prima del popolo ebraico; ma il sacrificio dell’agnello, compiuto verso il 1250 a.C. nella notte della liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, diviene da quel momento la festa dell’esodo, dell’intervento di Dio a favore del suo popolo, celebrata con una settimana intera di preghiera, di lode e di ringraziamento. Circa 1.300 anni dopo, la settimana della grande festività della liberazione viene a coincidere con la notte dell’arresto di Gesù, il giorno della sua crocifissione e il giorno della risurrezione, il primo giorno dopo il sabato. Da secoli e secoli la Chiesa ripete in questo giorno la parola che i nostri fratelli delle Chiese greche e russe utilizzano come saluto reciproco: Cristo è veramente risorto!

Da allora la Pasqua è il punto nodale della fede cristiana; è quel segno in cui l’autentico significato di Gesù per l’intera umanità viene condensato in una unità e in una chiarezza assolute. La morte liberamente accettata per amore è mutata in vita per Gesù e, in lui, per tutta l’umanità che a lui aderisce, per tutti coloro che in lui credono. Cristiano è dunque colui che proclama: Gesù Cristo è veramente risorto! Non solo chi afferma genericamente, con un istinto religioso: c’è un Dio, c’è un Dio buono; oppure, con una venatura etica: dobbiamo amarci gli uni gli altri. Non solo questo fa il cristiano, ma tutto deve condensare e riassumere nella confessione: Gesù Cristo è veramente risorto!

In questa proclamazione sono comprese tutte le altre verità cristiane: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (cf Gv 3, 16); Gesù, morto e risorto, dona lo Spirito Santo (cf Gv 20, 22); i nostri peccati sono perdonati; siamo chiamati a vivere per sempre con lui, dunque dobbiamo amarci gli uni gli altri come fratelli; siamo liberati dalla tristezza, dalla paura della morte e dal non senso per una vita piena di significato.

Quello che oggi celebriamo è dunque l’evento che sta al centro della rivelazione cristiana, la luce che rompe il cerchio d’ombra che tende a chiudere ogni esistenza e conferisce un orizzonte nuovo, senza limiti, alla vita di ognuno di noi. Senza tale evento ogni cosa buona sarebbe destinata a scomparire e la morte dominerebbe alla fine sovrana su tutti e su tutto, sulla storia, sulle opere degli uomini. Questo vuol dire credere nella risurrezione di Gesù: credere che non siamo destinati alla morte, bensì alla vita eterna; e non solo noi, ma con noi anche tutta la creazione è nell’attesa di entrare nella libertà dei figli di Dio, viene riscattata dalla sua tendenza alla corruzione e alla morte (cf Rm 8, 22). Come un presente senza futuro diviene un non senso e una tomba, così all’opposto un presente gravido del futuro di Dio ci apre il cuore. Un presente senza futuro comporta una vita paralizzata, chiusa in se stessa, alla fine disperata, quasi anticipo della morte. Guardando invece l’uomo Gesù, noi vediamo la risurrezione come fine nostro e di tutto il creato, capace di orientarci nella vita e nelle scelte di ogni giorno. Queste affermazioni assumono un significato particolare proprio nel “tempo sospeso” che stiamo vivendo a causa della pandemia: la morte non avrà l’ultima parola!

L’evento della risurrezione ci apre dunque un orizzonte di senso, un universo di speranza; ci ripropone la bontà inalienabile dell’uomo e di tutto il creato che deriva dall’amore di Dio, dall’alleanza che Dio ha da sempre fatto con l’uomo e con la sua vita. La prospettiva della risurrezione è affermare che c’è un futuro per la vita e che questo futuro è per sempre. E la speranza della risurrezione è anche speranza per l’uomo, per la sua cultura, perché le apre una prospettiva diversa da quella del declino e dell’autodistruzione.

Noi che siamo oggi interpellati dalla risurrezione di Cristo, che si rinnova nella celebrazione eucaristica, siamo chiamati ad essere persone contente e riconciliate, capaci di vivere in pienezza e di morire con sensatezza, capaci di dare la nostra testimonianza del Cristo risorto davanti a tutti gli uomini, capaci di dire all’umanità: «Non temere, perché piangi? Ora sai dove conduce il cammino, ora sai che il Signore è con te».

Donaci, Signore Gesù, di seminare intorno a noi la speranza della risurrezione che oggi poni nel nostro cuore. Donaci di dilatarla con impegno, di seminare ovunque la vita secondo la tua parola. Fa’ che attraverso lo squarcio di serenità che tu apri oggi nelle nostre preoccupazioni quotidiane, si diffonda intorno a noi la certezza della tua vita e della tua speranza.

E tu, Maria, che per prima, come madre di Gesù, hai goduto per la sua risurrezione e per la sua gloria, ottieni a tutti coloro che partecipano a questa eucaristia di sentire dentro di sé la testimonianza dello Spirito del Signore, che ci parla della sua risurrezione, del suo amore e della sua gloria. E diffondi su questa città, sulle nostre famiglie, su questa Italia tesa verso una speranza più grande, su questa umanità sofferente, la forza della risurrezione del tuo Figlio Gesù. Amen.

 

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