Quello che abbiamo percorso questa sera, nella celebrazione della veglia pasquale, è stato un lungo cammino. Potremmo chiamarlo il cammino della memoria della Chiesa, della memoria di Israele: le nove letture bibliche ci hanno infatti portato dall’origine della creazione fino all’uomo nuovo, Gesù Cristo risorto. Insieme con quello della memoria, abbiamo compiuto il cammino della speranza, rappresentato dai segni che abbiamo utilizzato: il fuoco, la luce e, fra poco, l’acqua. Mentre il cammino della memoria ci riporta al passato, quello della speranza ci fa guardare al futuro: è il cammino della libertà cristiana, della vita rinnovata, di un diverso modo di vivere che si manifesta già ora e quasi esplode dalle antiche situazioni della nostra esistenza terrena.
Ci possiamo chiedere allora quale rapporto si compie in Cristo risorto tra il cammino del passato, della memoria, e il cammino del futuro, della speranza. Quale rapporto si compie tra rimpianti e reminiscenze del passato – traducendo queste cose nella nostra umana fragilità – e illusioni o delusioni del futuro. Quale rapporto si compie in Cristo risorto tra tutto ciò che sta dietro di noi, nella nostra storia, in quella della Chiesa e del mondo, e tutto ciò che sta davanti a noi, alla nostra vita, nel futuro della Chiesa e dell’uomo. A questa domanda potremmo sinteticamente proporre una risposta che ci viene dalla liturgia di questa veglia: Gesù risorto non annulla il passato ma ne risuscita la memoria facendo nel suo corpo glorioso l’unità tra ieri e domani, tra ricordo e desiderio, tra tradizione e libertà .
Sembra forse strano pensare che il futuro dell’uomo possa essere, in qualche modo, legato al passato. Siamo infatti tentati di credere che il domani sia un inizio assoluto che ha origine da noi stessi, un dispiegarsi autosufficiente di progetti e di interventi sul mondo e sulla società . Siamo talora tentati di pensare alla nostra libertà come ad un inizio autonomo che deve proiettarsi sulle cose, per trasformarle a propria immagine. Ricordate lo slogan che imperversava durante la prima ondata della pandemia «Andrà tutto bene!»? Il passato è visto semplicemente come un tempo lontano, superato, da dimenticare, pieno di rimpianti, di tristezze o, al massimo, come un cumulo di esperienze che fanno da sfondo alle conquiste dell’oggi e del domani. L’uomo moderno si presenta volentieri come l’uomo senza memoria, senza passato, senza padre, contestatore per principio di ogni tipo di tradizione o limitazione che sembri vincolare la sua libertà . Troviamo una manifestazione di questo sentimento nella smania attuale – rilevabile in modi diversi a tutti i livelli – di tornare quanto prima alla situazione sociale ed ecclesiale pre-Covid.
Se però guardiamo profondamente in noi stessi, ci accorgiamo che in realtà ci sono in noi sentimenti, pensieri, emozioni diversi ed opposti. Accanto a fremiti di autosufficienza e di autoaffermazione c’è, in noi e nel mondo intorno a noi, affetto profondo per i genitori, riconoscenza per gli amici, stupore davanti ad un mistero più grande di noi. Se ci apriamo, anche soltanto come uomini, a comprendere queste cose, sentiamo che la nostra libertà non è un inizio assoluto. Essa ama programmare l’avvenire ma è, insieme, fedeltà ad una vita che ci è data, ad una storia che ci ha preceduto, a un compito che ci viene assegnato da un Altro più grande di noi. La nostra libertà è anche fedeltà ad un nome con cui Qualcuno ci ha chiamato: il nostro nome battesimale. Fedeltà ed affidamento ad un Padre che si è avvicinato a noi, si è rivelato nella storia, ci ha dichiarato il suo amore in Gesù che accetta di morire distruggendo, così, la nostra morte. Fedeltà a dei fratelli che ci vengono affidati.
Allora, con un movimento pieno di gioia e di fiducia, la nostra libertà di uomini aderisce con la fede a quei gesti nei quali Dio si è rivelato. Nell’adesione alla fede la nostra libertà ritrova le proprie radici e la forza di camminare verso il futuro, nel cammino della speranza. Noi ritroviamo il Risorto, il Vivente, accanto a noi: Egli riempie il nostro presente di una dimensione di eternità capace di abbracciare cose, persone, situazioni, affetti, sofferenze del passato proiettandole, con amore e con fedeltà , verso un futuro più grande, un futuro certo, in cui non mancherà mai di essere al nostro fianco.
In questa santa veglia Gesù ci offre il modo di aderire a lui, risorto e vivo, attraverso il battesimo e nella celebrazione dell’eucaristia. Nel battesimo siamo stati inseriti nel corpo vivo di Cristo e, mediante lui, nel passato glorioso della Chiesa; nell’eucaristia che riceveremo, nel corpo e sangue di Cristo, saremo attratti a quel Gesù che nella cena oltre 2000 anni fa si è consegnato per noi; al Gesù che ci ha dato, sulla croce, Maria come madre; al Gesù eucaristia che è stato il nutrimento di Pietro, di Paolo, di Ponziano, di Benedetto, di tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede.
Impariamo, in questa veglia pasquale, a ricordare i fatti del passato attraverso i quali il Dio dell’alleanza, il Dio dell’amore misericordioso e fedele, ha assicurato la sua perenne presenza nella storia. Impariamo ad inserirci nei fatti del passato grazie alla presenza del Vivente, che è Signore di ogni tempo e nel quale raggiungiamo la presenza a tutte le cose su cui egli regna nella sua pienezza. Abbiamo bisogno di fare memoria in questo modo, inserendoci in Cristo, proprio in vista dei compiti che ci attendono. Sono i tanti problemi di ripresa, di crescita, di trasformazione, che dobbiamo affrontare in questo tempo, e molti di più quelli che ci attendono al termine – che speriamo non troppo lontano – di questo periodo di pandemia. Siamo chiamati ad allargare il respiro tradizionale, attingendo a pieni polmoni al vento dello Spirito, che è il dono pasquale del Risorto.
Rinnoviamo, dunque, le nostre radici evangeliche ed eucaristiche per rimanere saldi nel tempo presente. Lasciamoci rinnovare dalla forza dell’eucaristia che è il Cristo risorto nella nostra vita oggi, sintesi del nostro passato e del futuro, che ci attende come compito e come speranza.
Gesù risorto e la pienezza di vita che egli porta con sé vivano in noi sempre!