La forte scossa sismica della mattina di domenica 30 ottobre 2016, con epicentro sempre nella dorsale appenninica tra le province di Macerata e Perugia, ha nuovamente provocato panico in migliaia di persone, già duramente provate da più di due mesi di terremoto, e distrutto irreparabilmente significativi edifici storici di culto e numerose abitazioni private, in particolar modo nella Valnerina ma anche di altre zone dell’Umbria come lo Spoletino, il Folignate, il Perugino e il Ternano.
A Norcia sono crollate la Concattedrale di S. Maria, la Basilica di S. Benedetto, la chiesa della Madonna Addolorata, quella di Santa Rita, quella della Madonna delle Grazie; poi, è crollato il campanile della chiesa di S. Salvatore a Campi (la chiesa era già crollata con le scosse del 26 ottobre), il portico e la chiesa di S. Andrea a Campi alto non ci sono più, come la bella chiesa di S. Maria di Piazza; a Preci si è sbriciolata definitivamente la bellissima abbazia di S. Eutizio (campanile e cimitero sono crollati sul complesso abbaziale).
Celebrazioni per i Santi e i defunti. In via precauzionale la Conferenza Episcopale Umbra ha consigliato ai parroci della regione di celebrare le messe domenicali all’aperto dove fosse possibile. Nella nostra Archidiocesi si è preferito non celebrarle in chiesa, la stessa cosa vale per le celebrazioni eucaristiche della festività di Ognissanti (1° novembre) e della Commemorazione dei defunti (2 novembre) saranno comunicate successivamente le modalità. L’arcivescovo mons. Renato Boccardo nella solennità dei Santi celebrerà la Messa alle 12.00 tra gli sfollati a Cascia e alle 15.00 tra gli sfollati a Preci.
L’Arcivescovo: «Non cedere alla paura». Mons. Renato Boccardo la mattina del 30 ottobre ha raggiunto in mattinata Norcia e gli altri centri abitati dell’Archidiocesi per essere vicino alla popolazione. Ha raggiunti le popolazione isolate di Preci, Campi e Ancarano con un elicottero dei Vigili del Fuoco, insieme al sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci. Il Vescovo è apparso provato, commosso, impietrito davanti alle macerie, intrattenendosi a lungo con le persone che incontrava per strada. «Siamo profondamente scossi, feriti nel fisico e nel morale – ha commentato il presule –, ma non dobbiamo cedere alla paura e alla rassegnazione. Ringraziamo Dio che ancora una volta ha protetto tante vite umane. È andato perduto per sempre il nostro inestimabile patrimonio di fede, di arte e di storia, ma adesso vengono prima di tutto le persone, le comunità civili e religiose alle quali la Chiesa è vicina con la preghiera e con gesti concreti di solidarietà. Con l’aiuto di tutti bisogna guardare avanti. Le parole servono a poco, le persone vanno abbracciate e incoraggiate a ripartire nuovamente».
Vicinanza di tanti Cardinali e Vescovi. Il Presule ha parlato anche di «un bel segnale di comunione ecclesiale in un momento così di dura prova», nell’aver ricevuto numerose telefonate di affetto, vicinanza e solidarietà di cardinali e vescovi un po’ di tutt’Italia. Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, gli ha detto: «Sei nel mio cuore tu e tutta la tua gente». Un gesto di fratellanza nella fede che è seguito da una vicinanza concreta alle comunità colpite.
La gente sta perdendo la speranza. Come ha avuto modo di rilevare lo stesso Arcivescovo, la gente sta perdendo la speranza, è esasperata e nervosa, ma non vuole abbandonare il suo territorio anche se per motivi di sicurezza si tenderà ad evacuare le zone più compromesse e a rischio. Le persone anziane hanno detto al presule: «Basta, non ce la facciamo più!». Al riguardo mons. Boccardo ha ricordato che «il compito della Chiesa è quello di sostenere la speranza, ascoltare gli sfoghi e asciugare le lacrime». Lo stato d’animo di una popolazione davvero stremata è stato partecipato dal suo Vescovo al presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, che l’ha contattato più volte nel corso della giornata impegnandosi e ricostruire case e chiese. Mons. Boccardo ha detto al premier: «Il Governo ci stia vicino, perché l’inverno è alle porte e snellisca la burocrazia».
Monache trasferite a Trevi; monaci ritirati nel monastero di S. Benedetto extra moenia. Molto provate dall’ultima forte scossa sono state anche le comunità religiose di Norcia, le cui immagini sono state riprese dai principali media nazionali. Le monache Benedettine e Clarisse hanno dovuto lasciare i loro monasteri inagibili e accolte dalle monache Benedettine di Santa Lucia a Trevi, sempre nel territorio della Diocesi. I monaci benedettini, invece, si sono ritirati in tende e piccole casette di legno nel terreno adiacente al monastero di S. Benedetto extra moenia, fuori le mura di Norcia.
Ricostruire ricordando i defunti. Mons. Boccardo, nell’imminente ricorrenza della Commemorazione dei Defunti, ha detto: «Ricordarli tra pochi giorni è un’iniezione di speranza, in quanto per ripartire è necessario e doveroso ricordare chi ci ha preceduto e chi si è impegnato a costruire queste belle comunità. Anche per rendere onore alla loro memoria non dobbiamo mollare in questo momento così difficile, ma ripartire».
L’impegno della Caritas. La Delegazione regionale Caritas umbra, che si è riunita domenica 30 ottobre a Todi con la presenza del vescovo delegato Ceu mons. Benedetto Tuzia e dei direttori delle otto Caritas diocesane della regione, ha predisposto alcune attività d’intervento immediato a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Le persone che hanno accettato volontariamente di lasciare Norcia e le frazioni circostanti, sono state ospitate nelle strutture ricettive di Magione e Corciano, vengono assistite dalle Caritas diocesane di Perugia e di Foligno per le immediate esigenze di vestiario, prodotti per l’igiene e altri generi di prima necessità. Per tutte le altre persone che hanno manifestato la volontà di rimanere nella zona colpita dal terremoto, si stanno cercando strutture abitative provvisorie tipo casette in legno, container, camper e roulotte. Con il contributo della rete nazionale della Caritas sarà presto allestito anche un presidio Caritas a Norcia per portare assistenza materiale, ma soprattutto vicinanza e sostegno morale ad una comunità che ha la primaria necessità di prossimità e solidarietà, per non perdere la propria identità e storia e per ricominciare presto a vivere. Al riguardo sarà realizzato quanto prima un “Centro di comunità” dalla Caritas italiana e gestito dalla Caritas di Spoleto-Norcia e dalla Delegazione Caritas umbra con la presenza di volontari e operatori per un lungo periodo, fino a primavera inoltrata. Si tratta di «una presenza concordata con l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo e con i parroci della zona – spiega il delegato regionale Caritas Giorgio Pallucco –, che aiuterà a monitorare la situazione e far fronte ai diversi bisogni di quelle persone che vivono non solo a Norcia ma in tante piccole frazioni, il cui sostentamento è in prevalenza l’allevamento e l’agricoltura e che non possono lasciare la loro casa e azienda. Per queste persone, già dopo il terremoto del 24 agosto avevamo fatto, insieme ad alcuni seminaristi, una mappatura della situazione per avviare progetti specifici di aiuto alla ripresa delle attività. Ora la situazione è peggiorata e dovremmo anche noi cominciare da capo».