Mercoledì 1° agosto 2018, probabilmente nella giornata più calda dell’anno, a Norcia, alle ore 16.00, presso gli Ufficio Speciale per la Ricostruzione (U.S.R.) – Regione Umbria post sisma 2016, si è tenuta la prima riunione della Commissione ministeriale di indirizzo per l’intervento di recupero della Basilica di S. Benedetto in Norcia. All’ordine del giorno dell’organismo presieduto dal prof. Antonio Paolucci (già Ministro dei Beni Culturali, commissario del Governo per la ricostruzione della Basilica di S. Francesco in Assisi dopo il sisma del 1997 e direttore dei Musei Vaticani) c’era l’insediamento ufficiale e la definizione del cronoprogramma e delle attività. La commissione, oltre a Paolucci, è così composta: prof. Giovanni Carbonara per il Mibact; arch. Luigi Di Prinzio per il Comune di Norcia; arch. Filippo Battoni per il Commissario straordinario; arch. Diego Zurli per la Regione Umbria; arch. Roberto Santarelli per l’archidiocesi di Spoleto Norcia.
Dichiarazioni del prof. Antonio Paolucci. «Ci occuperemo – ha commentato al termine il prof. Paolucci – del restauro e della reinvenzione della Basilica di S. Benedetto. È stata la riunione prima, quella in cui ci siamo scambiati le prime idee, abbiamo fissato la prossima riunione l’11 settembre a Roma, altre ne faremo a Norcia. Il nostro lavoro consiste nel fornire ai progettisti le dritte fondamentali, i confini insuperabili, i limiti da non violare, quello che ci aspettiamo da loro ecc… Di tutto vi renderemo contezza. Come sapete io sono stato Commissario del Governo per la ricostruzione di S. Francesco in Assisi dopo il terremoto del 1997 e ora sono qui a Norcia. Ebbene devo dire che l’intervento sul S. Francesco era molto più facile di quanto non sarà quello sul S. Benedetto. Ad Assisi era chiaro il nostro compito: consolidare le strutture lesionate, ricomporre le lacerazioni nelle pitture di Giotto e Cimabue. Erano obiettivi previsti e praticabili. Qui è molto più difficile, perché non è ancora chiaro quello che si chiederà ai progettisti, in quanto ancora non sappiamo bene cosa troveremo una volta smaltite tutte le macerie». Alla domanda se la Basilica tornerà così come era prima Paolucci ha risposto: «Sarà difficile, di certo tornerà all’uso liturgico, religioso e al godimento pubblico. Come ci tornerà è il nostro oggetto di studio».
VIDEO INTERVISTA PROF. PAOLUCCI
Dichiarazioni dell’arcivescovo Boccardo. «Il concetto di restituzione – ha detto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo al termine della riunione – è più profondo di quelli di ricostruzione o restauro. Perché parlo restituzione? Perché la Basilica di S. Benedetto costituisce un patrimonio non solo di arte e di storia, ma anche di fede che ha segnato la vita di intere generazioni e che continua a parlare al popolo europeo. Allora si tratta di restituire a Norcia e al Vecchio Continente questo simbolo. Rimetteremo insieme le pietre, ed è giusto, faremo una nuova copertura, la Basilica tornerà ad essere luogo per le celebrazioni e il culto, ma la vogliamo anche restituire al mondo, all’Europa e a Norcia con la freschezza e la novità mai diminuita del messaggio di S. Benedetto che è un messaggio di pace, di riconciliazione, di unità, di superamento delle differenze e delle contrapposizioni».
VIDEO INTERVISTA MONS. BOCCARDO
Incontro con la popolazione. Alle 18.00 in Piazza S. Benedetto, di fianco alle macerie della Basilica, si è tenuto un incontro tra la popolazione e la Commissione presieduta da Paolucci, alla presenza anche del sindaco Nicola Alemanno, dell’Arcivescovo, della Sovrintendente alle Belle Arti, all’Archeologia e al Paesaggio dell’Umbria Marica Mercalli, del Sovrintendete speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli, del priore dei monaci benedettini padre Benedetto Nivakoff. Ha moderato il giornalista dell’agenzia Ansa Gianluigi Basilietti. Il primo cittadino ha sottolineato l’importanza che il progetto di ricostruzione sia partecipato con la popolazione, anche se – ha detto – «ancora non sappiamo come verrà ricostruita». L’arcivescovo Boccardo ha ribadito la sua visione espressa più volte, ossia di una ricostruzione che tenga conto delle ferite che il terremoto ha inferto alla chiesa. «Ciò – ha detto il Presule – per onestà storica. Non possiamo far finta che il 24 agosto e il 26 e 30 ottobre 2016 non sia successo nulla». La sovrintendente Mercalli propende piuttosto per una ricostruzione filologica, tecnicamente si usa il termine anastilosi, cioè rimettendo insieme elemento per elemento di un edificio distrutto, pietra per pietra in questo caso: quelle della Basilica di S. Benedetto si stanno catalogando singolarmente, ed è per questo che lo smaltimento delle macerie prosegue lentamente. La Mercalli ha portato l’esempio della chiesa di S. Andrea Apostolo a Venzone (UD) completamente distrutta dal sisma del 1976 e ricostruita proprio per anastilosi tra il 1988 e il 1995 ricollocando le pietre originali. Francesca Diosi è intervenuta chiedendo che la Basilica venga ricostruita così come era prima, perché – ha detto – «noi vogliamo dimenticare il terremoto che ha distrutto la città». Anche Gianpietro Angelini, ex sindaco di Norcia, ha sostenuto la necessità di cancellare la memoria del sisma e ha chiesto alla commissione di non allungare troppo i tempi per la ricostruzione, in considerazione del fatto – ha detto – «che pochi sono gli elementi originali della Basilica».
Il futuro della Basilica e dei monaci. Poi l’ex primo cittadino ha chiesto cosa ne sarà della Basilica e dei monaci una volta riaperta al culto, visto – ha affermato pubblicamente – «che il Vescovo, così si dice, vuole prendere il monastero per la sua residenza». «Chiediamo che voi monaci – ha proseguito Angelini rivolto a padre Benedetto – viviate a fianco della Basilica e non nel costruendo monastero di S. Benedetto al Monte. Non abbiamo portato a Norcia i “figli” di S. Benedetto” per fargli fare gli eremiti. Altrimenti si sarebbero stabiliti intorno all’Abbazia di S. Eutizio». Ad Angelini ha risposto l’Arcivescovo: «I monaci già da qualche anno prima del terremoto avevano acquistato dalla Diocesi la ex villa del Seminario di Norcia con l’intenzione di stabilirvi il monastero. Alcuni di loro sarebbero stati in città per l’animazione pastorale della Basilica e l’accoglienza dei pellegrini. Ciò perché la vita monastica richiede un ambiente raccolto e silenzioso; soprattutto in estate ciò non poteva essere garantito e tutti ricordiamo, infatti, che nei mesi più caldi dell’anno si trasferivano nella casa parrocchiale di Agriano di Norcia. Poi è sopraggiunto il terremoto. Con i monaci allora abbiamo iniziato un dialogo, giunto alla seguente conclusione. Quando tutto sarà ricostruito, la Basilica tornerà ad essere luogo di culto animato dai monaci. Gli edifici che loro occupavano contempleranno: una parte riservata ai monaci (che quindi garantiranno una duplice presenza a Norcia, in monte e in città), una parte per l’abitazione del parroco di Norcia (quella dove risiedeva prima del sisma è difficilmente recuperabile, ndr) e una parte da riservare all’Arcivescovo che, ricordo, porta anche il titolo di Norcia. Anche perché, quando nel 2000 giunsero i monaci l’accordo stipulato tra il Comune e la Curia prevedeva che la Diocesi mettesse a disposizione l’Episcopio e la Curia e il Comune fornisse al Vescovo un’abitazione: questa seconda parte dell’accordo non è stata mai concretizzata».
Percorso lungo e lento. Al di là dei vari punti di vista, tutti legittimi e degni di rispetto, l’unica cosa certa è che il lavoro di recupero della basilica di S. Benedetto sarà lento e lungo, ci vorrà molta pazienza. Rassicura il fatto che siamo sostenuti dai migliori specialisti. Alla Commissione presieduta da Paolucci ora il compito di indicare le linee guida per la ricostruzione che i partecipanti al concorso internazionale dovranno necessariamente seguire.