Festa di Santa Chiara della Croce. L’Arcivescovo: «Preferì la via stretta e solitaria della consacrazione e del sacrificio anziché quella luccicante e affollata del successo terreno». Foto.

Festa di Santa Chiara della Croce. L’Arcivescovo: «Preferì la via stretta e solitaria della consacrazione e del sacrificio anziché quella luccicante e affollata del successo terreno». Foto.

Festa di Santa Chiara della Croce. L’Arcivescovo: «Preferì la via stretta e solitaria della consacrazione e del sacrificio anziché quella luccicante e affollata del successo terreno». Foto.

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Festa di Santa Chiara della Croce. L’Arcivescovo: «Preferì la via stretta e solitaria della consacrazione e del sacrificio anziché quella luccicante e affollata del successo terreno». Foto.

Mercoledì 17 agosto la Chiesa ha fatto memoria di Santa Chiara della Croce, monaca agostiniana, patrona della città di Montefalco. Come ogni anno moltissimi devoti sono giunti nella bellissima cittadina umbra per rendere omaggio a questa donna ardente di amore per la passione di Cristo. La sera del 16, nelle vie medievali di Montefalco, si è snodata la tradizionale Processione delle Lampade e il 17 varie le celebrazioni eucaristiche con grande partecipazione di persone. Quella delle 11.00 è stata presieduta dall’Arcivescovo Renato e con lui hanno concelebrato il priore-parroco di Montefalco don Vito Stramaccia, il priore provinciale d’Italia degli agostiniani padre Luciano De Michieli e numerosi sacerdoti diocesani e religiosi.

 

Presenti naturalmente le monache, guidate dalla priora suor Maria Rosa Guerrini. Molte le autorità civili e militari presenti, ad iniziare dal sindaco di Montefalco Donatella Tesei. Quest’anno l’olio per alimentare la lampada votiva dinanzi al corpo di Santa Chiara è stato offerto dal Comune di Massa Martana, rappresentato dal sindaco Maria Pia Bruscolotti. «Chiara – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – preferì la via stretta e solitaria della consacrazione e del sacrificio anziché quella luccicante e affollata del successo terreno. Perché l’amore non si vende, si dona; la fedeltà non si compra, si vive. E la vita, la morte, la gloria di Chiara sono trasparenza luminosa di amore fedele, che non conosce termine e non si deprezza con il trascorrere del tempo. Con la sua esistenza nascosta nel Monastero di Montefalco, Chiara ci insegna che dobbiamo sempre scegliere il bene e distinguere nettamente fra ciò che è bene e ciò che è male; ci ricorda il valore della vera libertà: essere liberi significa assoggettarsi alla Verità e dunque alla verità di Dio su cui poggia la verità della persona umana. Con la sua esistenza nascosta nel Monastero di Montefalco – ha proseguito l’Arcivescovo – Chiara ci invita ad andare incontro al Signore Gesù, la cui presenza in mezzo a noi è rispettosa e discreta: egli non si impone a nessuno e, pur essendo il Signore del cielo e della terra, non costringe nessuno a seguirlo e a salvarsi; vuole che sia libera e gioiosa l’adesione del cuore e della vita. Ma la sua è anche una presenza fedele e tenace, che non ci abbandonerà mai. Noi potremo, a nostro rischio e con nostra sventura, allontanarci da lui; lui non si allontanerà mai da noi e sarà sempre in mezzo a noi vigilante Salvatore. “Non dobbiamo avere paura – ci dice Papa Francesco: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione” (Messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni 2014, n. 2). Con la sua esistenza nascosta nel Monastero di Montefalco, Chiara ci chiede ancora di lasciare che lo Spirito di Dio, che è luce di sapienza soprannaturale, lievito di speranza, fuoco di carità, vinca e si faccia strada nell’oscurità nella quale talvolta ci veniamo a trovare a causa delle preoccupazioni e seduzioni del mondo (cf Mc 4, 19). “Compite la vostra opera per tempo ed egli a suo tempo vi ricompenserà” (Sir 51, 30), ci ha detto la prima lettura. E mentre il mondo, quello di ieri e quello di oggi, è affascinato dai segni che sorprendono e da una sapienza effimera e illusoria, il cristiano – ha concluso il Presule – è chiamato a tornare sempre al cuore della fede: “Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23)».

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