Trevi: riaperta al culto la bellissima chiesa di S. Maria in Pietrarossa

Trevi: riaperta al culto la bellissima chiesa di S. Maria in Pietrarossa

Trevi: riaperta al culto la bellissima chiesa di S. Maria in Pietrarossa

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Trevi: riaperta al culto la bellissima chiesa di S. Maria in Pietrarossa

Dopo la chiesa di S. Filippo Neri a Spoleto, un altro importante luogo di culto della Diocesi è stato riaperto al culto: si tratta della bellissima chiesa di S. Maria in Pietrarossa di Trevi, chiusa a causa dei danni del terremoto che nel 1997 colpì l’Umbria e le Marche, facente parte della parrocchia della Sacra Famiglia in Borgo Trevi. Lunedì 23 giugno, vigilia della festa di S. Giovanni Battista, il priore di Trevi e parroco di Borgo Trevi mons. Oreste Baraffa, coadiuvato dal vicario parrocchiale don Mirco Boschi e dal collaboratore pastorale don Feliziano Luconi, ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica nella chiesa, sancendone così la riapertura ufficiale.

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Moltissimi i fedeli presenti, provenienti da diversi centri abitati del trevano – Trevi, Borgo Trevi, Cannaiola, Bovara, Matigge -, ma anche da Foligno e da Spoleto. Non poteva mancare il sindaco di Trevi Bernardino Sperandio. Alcune persone che vivono nel territorio ove sorge la chiesa non hanno trattenuto le lacrime dalla contentezza: «Non ci speravamo più; credevamo di non rientrare più in questa chiesa; è un giorno indimenticabile», hanno commentato. «Quando tutti sembravano aver perso la speranza – afferma mons. Oreste Baraffa –, a fine 2010 ricevetti una telefonata dell’arcivescovo Boccardo. M’informava che la Regione aveva messo a disposizione 250.000 euro per il recupero della chiesa di Pietrarossa. Davvero una bella notizia». Una volta adempiuti tutti i passaggi burocratici previsti, sono iniziati i lavori per il rifacimento del tetto e il consolidamento dell’intero edificio, che ora è in sicurezza e può nuovamente accogliere i fedeli, ma soprattutto la molteplice presenza del Signore: nella Chiesa radunata in suo nome, nella sua Parola, nella preghiera di lode, nel sacerdozio ministeriale, nei Sacramenti, nel Sacrificio, che si prolunga nella presenza reale per il conforto degli infermi e per l’incontro adorante, comunitario e personale con il Signore. «Non avrei mai immaginato tanta gente alla riapertura di questa chiesa», commenta felice mons. Baraffa. Il sacerdote al termine della Messa ha portato ai presenti i saluti dell’arcivescovo Renato Boccardo, ha ringraziato quanti si sono adoperati per vivere al meglio questa storica giornata ed ha lanciato un appello: «Le parti strutturali di questa chiesa sono al sicuro. Ora – ha detto – dobbiamo impegnarci a reperire fondi per il restauro degli affreschi presenti (oltre novanta, ndr), molti dei quali ex voto alla Madonna».

Breve storia della chiesa. La chiesa di S. Maria di Pietrarossa sorge sul luogo dell’antica città di Trevi e così com’è non può risalire più in là della fine del XIII secolo, anche se i frammenti più antichi fanno pensare a costruzioni precedenti (addirittura dicono essere sorta su un preesistente tempio di Giunone). Prende il nome da una lapide rettangolare di colore rossiccio e con un foro centrale murata all’interno, già sovrastata da un’epigrafe con la scritta frammentaria Langurio/ (aedi)-ficanda. Probabilmente si tratta della pietra da cui fuoriusciva acqua (sembra con proprietà curative) in una piscina o bagno, di cui restò a lungo il ricordo e forse la vestigia. Il cronista Mugnoni ricordava ai suoi tempi: «1448 del mese de luglio e de augusto, et certi altri dicevano che la notte del Santo Johanni del mese di jugno, apparì quella aqua santa adosso ad Santa maria de pié de Trevi dove c’è facta quella maestà et dove ce sono quilli bagni…». Racconta anche di certe guarigioni prodigiose prodotte da quell’acqua, di cui restò a lungo il ricordo tra le popolazioni della zona, le quali ancora oggi, per fugare certe malattia, usano introdurre il dito indice nel foro della pietra anzidetta. Essa però è stata ricostruita, ampliata e restaurata più volte. Sicuramente questo edificio, dalla seconda metà del secolo XV, fu un centro tipico della pietà popolare, che coincide quasi con la sua unione alla collegiata di S. Emiliano. Tutta la costruzione, circondata su tre lati da un caratteristico portico aggiunto nel ‘400, risulta fortemente irregolare e asimmetrica. La pianta è basilicale, a tre navate scompartite da pilastri; le coperture originariamente a volta crollarono in parte a seguito dei terremoti del 1832, e sono state rifatte a capanna. La maggiore attrattiva di questa chiesa è rappresentata dai numerosi affreschi, oltre novanta, che si distendono sulle pareti all’interno e sotto i portici. Si tratta per lo più di immagini votive e devozionali, spesso ripetute in serie e di un livello quasi sempre popolaresco.

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