Domenica 7 giugno la Chiesa ha celebrato la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini. L’Arcivescovo ha presieduto la Messa nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in Spoleto insieme ai sacerdoti e ai fedeli delle comunità cristiane della città: Sacro Cuore, S. Sabino, S. Nicolò, Santa Rita, S. Gregorio, Cattedrale, Santi Pietro e Paolo e Monteluco. La liturgia è stata animata nel canto dalla Cappella Musicale del Duomo.
Al termine, si sarebbe dovuta tenere la processione con il Santissimo Sacramento fino alla chiesa di Santa Rita, passando dunque in mezzo alle case abitate, là dove si svolge la vita quotidiana della gente, intessuta di fatica e speranza, di gioie e di dolori: ciò non è stato possibile, però, a causa del maltempo. Vescovo, preti e i moltissimi fedeli presenti hanno comunque adorato Gesù Sacramento all’interno della chiesa con le stesse preghiere, meditazioni e canti previsti per la processione.
Nell’omelia mons. Boccardo ha ricordato che attorno al mistero eucaristico si riunisce e si edifica la Chiesa, che custodisce l’Eucaristia come il suo tesoro più prezioso, di incommensurabile valore. Proprio per questo la nostra Archidiocesi dedica il prossimo anno pastorale 2015-2016 al mistero dell’Eucaristia – prima e altissima manifestazione della misericordia di Dio – per comprenderne sempre meglio la ricchezza e la profondità e farne la vera “bussola” del cammino personale ed ecclesiale.
«Esiste – ha detto l’Arcivescovo – una duplice modalità di presenza del Signore risorto alla sua Chiesa: se Egli ci ha lasciato sotto il velo del pane eucaristico la sua presenza reale, ci ha lasciato nel volto del fratello povero e sofferente la sua immagine più nitida: “Quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). È la nuova forma di “processione” che nasce dalla celebrazione di questa sera e si prolunga nel tempo: andare a vedere Gesù (e amarlo e servirlo) nei fratelli segnati dalla sofferenza e dal bisogno. Perché loro sono “la carne di Cristo”, come ci ricorda insistentemente Papa Francesco». E qui mons. Boccardo ha elencato alcune processione che le persone sono chiamate a compiere ogni giorno. «Processioni in casa: e penso al coniuge, ai figli, ai membri della famiglia anziani e ammalati; processioni sul luogo di lavoro: e penso – ha continuato Boccardo – a chi è in difficoltà a causa della cassa integrazione o addirittura della perdita del lavoro; processioni a scuola: e penso ai fanciulli e ai giovani soli o con una famiglia disgregata, a quelli la cui educazione alla vita e all’amore è minacciata da una ideologia perniciosa che pretende di innalzare a legge universale il capriccio di qualcuno; processioni nei luoghi della sofferenza e del bisogno: e penso ai cristiani perseguitati e uccisi a causa della loro fede; penso agli ospedali, alle carceri, alle case di riposo, ai centri di accoglienza dei profughi, alle diverse e benemerite istituzioni di solidarietà ecclesiali e civili. E ognuno può personalmente ritrovare ed elaborare itinerari e definire mete che lo conducano a vedere il Signore nella carne dei fratelli. Perché se la celebrazione dell’Eucaristia non genera la missione, e se la missione non si esplicita in un atteggiamento concreto di carità e di misericordia il nostro “fare memoria” della morte e resurrezione di Gesù diventa un mero esercizio intellettuale, sterile in sé e – ha concuso il Presule – destinato ad essere insignificante».