
Domenica 5 marzo 2023, in una piacevole giornata di sole invernale, si è svolto il primo pellegrinaggio dei fedeli delle Pievanie alla Cattedrale di Spoleto, chiesa madre di tutte le chiese dell’Archidiocesi, in occasione del Giubileo per l’825° anniversario della dedicazione del Duomo. Si tratta di una restituzione della Visita Pastorale che l’arcivescovo Renato Boccardo ha compiuto nelle varie zone della Diocesi tra marzo e giugno del 2022.
Nella seconda Domenica di Quaresima sono quindi giunti a Spoleto numerosi fedeli, insieme naturalmente ai rispettivi parroci, delle Pievanie di Santa Chiara della Croce (zone pastorali di Montefalco e Bevagna), di S. Felice (zone pastorali di Gualdo Cattaneo, di Giano dell’Umbria, di Castel Ritaldi e la parrocchia di S. Brizio in Spoleto) e del Beato Pietro Bonilli (zona pastorale di Trevi). La liturgia è stata avviata nella chiesa di S. Filippo Neri con l’annuncio del Giubileo e il rinnovo delle promesse battesimali; poi, Arcivescovo, presbiteri e fedeli hanno raggiunto processionalmente Piazza Duomo e attraverso la Porta Santa sono entranti in Cattedrale. Questo gesto ricorda che per entrare nel Regno dei cieli occorre “passare la porta stretta” (cf Mt 7, 13-14), farsi piccolo e alleggerire il bagaglio di troppi ingombri. La celebrazione è stata animata dai cori riuniti per l’occasione delle varie zone pastorali presenti. C’erano anche diversi bambini che quest’anno riceveranno i sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia. Ricordiamo che i Pievani di queste zone sono: don Jozef Gercak (Beato Pietro Bonilli), don Vito Stramaccia (Santa Chiara della Croce) e don Mariano Montuori (S. Felice).

«Benvenuti in Cattedrale», ha detto all’avvio dell’omelia mons. Boccardo. «In questa celebrazione ci faremo intercessori presso il Padre per tutti gli uomini e le donne del nostro territorio, con le loro gioie e le loro speranze, le loro tristezze e le loro angosce, le loro fatiche e le loro aspettative». Commentando il Vangelo del giorno che presentava Gesù sul monte, trasfigurato e rivestito di gloria, il Presule ha sottolineato che «Cristo oggi prende ciascuno di noi e ci porta in disparte, sul monte, proprio per cogliere l’oltre di ogni cosa, per insegnarci che la realtà deve essere guardata solo dopo aver alzato lo sguardo e aver osservato gli uomini e le cose come il vede Dio. Trasfigurazione significa imparare a coniugare l’abitudine e la creatività, il calcolo a volte meschino delle nostre relazioni e la larghezza del cuore di Dio, il disordine e il progetto, il momento e l’eterno, il traguardo e la meta, la croce e la gloria, la morte e la vita; significa imparare a frequentare la storia con negli occhi il progetto che Dio ha su di essa nonostante le brutture, attraversare la prova con la consapevolezza che si tratta del travaglio per una nuova nascita. Il Vangelo – ha proseguito il Presule – ci spinge a non fuggire di fronte alla difficoltà. Ma al termine della salita ci accorgiamo che quel Signore che ci camminava accanto è Dio stesso che non ci aveva in realtà mai abbandonato. La trasfigurazione è una tappa della vita di Gesù che, dinanzi al male, ci ricorda che il punto finale che ci attende non è un buco nero che ci fa piombare nel nulla, ma ci apre alla speranza di una vita di felicità che Dio promette all’interno della creazione. Ritornando a casa, rinvigoriti da questo pellegrinaggio, potremo seminare nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie la fiducia nel futuro e la speranza che vince il pessimismo e la rassegnazione; la nostra speranza pertanto – ha concluso mons. Boccardo – consisterà nel proclamarci umilmente cristiani e manifestarci coraggiosamente come discepoli e annunciatori del Vangelo».