Ordinazione diaconale di fra Massimo Ubaldo Monacelli, OSA. L’Arcivescovo: «Il sì umile e trepidante che ora pronunci ti accompagni per tutta la vita, come croce e come gloria». Omelia. Foto.

Ordinazione diaconale di fra Massimo Ubaldo Monacelli, OSA. L’Arcivescovo: «Il sì umile e trepidante che ora pronunci ti accompagni per tutta la vita, come croce e come gloria». Omelia. Foto.

Ordinazione diaconale di fra Massimo Ubaldo Monacelli, OSA. L’Arcivescovo: «Il sì umile e trepidante che ora pronunci ti accompagni per tutta la vita, come croce e come gloria». Omelia. Foto.

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Ordinazione diaconale di fra Massimo Ubaldo Monacelli, OSA. L’Arcivescovo: «Il sì umile e trepidante che ora pronunci ti accompagni per tutta la vita, come croce e come gloria». Omelia. Foto.

Lunedì 25 settembre 2023, nella Basilica di Santa Rita a Cascia, l’Arcivescovo ha ordinato diacono fra Massimo Ubaldo Monacelli, OSA. Con mons. Boccardo hanno concelebrato tanti frati della Provincia italiana degli Agostiniani e qualche sacerdote diocesano di Spoleto-Norcia e di Gubbio, città natale di fra Massimo. All’inizio della celebrazione è stato il priore della comunità di Cascia padre Mario De Santis a portare il saluto al Vescovo, ai confratelli e a tutti i fedeli presenti, tra cui il sindaco di Mario De Carolis. A chiedere a mons. Boccardo l’ordinazione diaconale di fra Massimo è stato il Ministro Provinciale padre Giustino Casciano. La liturgia è stata animata nel canto dalle monache agostiniane.

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La storia di fra Massimo (dal sito del monastero di Santa Rita da Cascia): Nato a Gubbio, fra Massimo, che per una vita ha svolto la professione di cuoco, entra nell’Ordine Agostiniano a 35 anni… ma per lui quell’ingresso è un ritorno a casa! Fin da ragazzino, infatti, è cresciuto nella parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio, tanto da considerarla come una seconda famiglia. Il legame non si interrompe mai, ma nel 1990 torna forte e vivo, quando accetta una proposta di lavoro proprio dagli agostiniani che lo vogliono a servizio del loro Convento, per gestire tutti i lavori necessari a mandare avanti la “casa”. Tutto scorre liscio, finché un giorno, solo in Convento con un frate anziano, Massimo è “costretto” (dalla Provvidenza, capirà poi) a prendersi cura di lui, mansione che non gli competeva. Da quel primo giorno, per quattro anni lo ha accudito come un padre e attraverso questa persona ha capito la vita cristiana, l’amare il prossimo come se stessi, il soccorrere i deboli… Questi sentimenti maturano, per arrivare al 1° aprile del 1994, anniversario della morte di sua madre. Quella sera uno dei frati è a cena a casa sua e gli domanda: “Perché non ti fai frate?”. Massimo, che non aveva mai avuto il coraggio prima di riconoscere con sé stesso la sua vocazione, che aveva radici già nell’infanzia, dice sì e inizia il suo cammino al servizio del Signore. “Ho sentito una porta davanti a me aprirsi”, racconta. Il suo percorso inizia da Palermo, con il pre-noviziato e la ricchezza di un maestro prezioso. Poi, si susseguono vari spostamenti e vari testimoni importanti nella sua vita: il noviziato nelle Marche, 7 anni a Roma, Genova, Firenze, Tolentino, di nuovo Roma e Palermo e poi, infine, da 7 anni a Cascia, dov’è economo e sacrista della comunità. Un giorno, a colloquio con l’arcivescovo Renato Boccardo, fra Massimo raccoglie un secondo segno di Dio, quando il Presule gli propone il diaconato: e lui dice sì una seconda volta. Oggi fra Massimo è pervaso dall’incoscienza, quella tipica di un nuovo inizio, ma pronto ancor di più a mettersi al servizio della Chiesa, impegnandosi anche nell’evangelizzazione, nella carità. Fiducioso e certo che Dio lo guiderà!

Omelia dell’Arcivescovo. «Mistero di trepidante povertà il tuo, caro fra Massimo, e il mio, che ho il peso formidabile di comunicarti il dono del Signore. Mistero di ricchezza per la Chiesa tutta, sottoposta agli attacchi subdoli del Maligno artefice della divisione, ma confortata dalla generosa donazione di tante vite come la tua. Mistero – ha proseguito mons. Boccardo – ancora di ricchezza per l’Ordine di Sant’Agostino e la sua Provincia italiana, che ti riceve nuovamente oggi come dono prezioso dalle mani di Dio. E mistero di ricchezza per la tua esistenza, che dovrà continuare ad essere tutta presa dall’amore del Signore e dei fratelli mentre, come i leviti di cui ci ha parlato la prima lettura, «presti servizio alla Dimora» (cf Nm 3, 8), che per te è questo luogo santo, custode della memoria e delle reliquie di Santa Rita. Mistero dunque di carità. E soltanto nella misura in cui saprai essere fedele a questa carità, che si traduce nell’amore di comunione con la Chiesa tutta, tu sarai fedele al mistero di povertà, di ricchezza e di amore che ora si compie dentro di te. Prima dunque di imporre le mani sul tuo capo, carissimo fra Massimo, il vescovo ti rivolge in suo nome la domanda che Cristo ha posto a Pietro: «Mi ami tu?» (cf Gv 21, 15-17). Nascano dalla tua risposta – che ora Gesù pone nel tuo essere e nella tua anima – la povertà, la ricchezza e l’amore che faranno di te il suo sacramento vivente.  Il sì umile e trepidante che ora pronunci ti accompagni per tutta la vita, come croce e come gloria, e faccia di te per tutti noi un segno credibile dell’amore del Signore. È il nostro augurio e la nostra preghiera». OMELIA INTEGRALE 

Al termine della celebrazione, il neo diacono, commosso, ha ringraziato e salutato i familiari, l’Arcivescovo, i confratelli agostiniani e gli amici per essersi uniti a lui nella preghiera. La serata si è conclusa con un buffet presso l’Hotel delle Rose.

 

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