Inaugurato l’oratorio S. Maria di Arrone. Diotallevi: «Aprire un oratorio oggi è un rischio». L’arcivescovo: « I nostri ragazzi, ora più che mai, hanno bisogno di un luogo dove sentirsi a casa perché di strade ce ne sono tante»

Inaugurato l’oratorio S. Maria di Arrone. Diotallevi: «Aprire un oratorio oggi è un rischio». L’arcivescovo: « I nostri ragazzi, ora più che mai, hanno bisogno di un luogo dove sentirsi a casa perché di strade ce ne sono tante»
oratorio-arrone-2012

Inaugurato l’oratorio S. Maria di Arrone. Diotallevi: «Aprire un oratorio oggi è un rischio». L’arcivescovo: « I nostri ragazzi, ora più che mai, hanno bisogno di un luogo dove sentirsi a casa perché di strade ce ne sono tante»

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Inaugurato l’oratorio S. Maria di Arrone. Diotallevi: «Aprire un oratorio oggi è un rischio». L’arcivescovo: « I nostri ragazzi, ora più che mai, hanno bisogno di un luogo dove sentirsi a casa perché di strade ce ne sono tante»
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E’ stato inaugurato, domenica 7 ottobre, l’Oratorio S. Maria di Arrone. Con un incontro pubblico nella chiesa della Madonna della Quercia si è parlato della “sfida educativa” e del progetto che coinvolgerà giovani ma anche famiglie e anziani.
Il parroco don Davide Travagli ha espresso l’entusiasmo per un così bel “momento di gioia”, spiegando come siano state invitate tutte le associazioni della città affinché il progetto sia l’espressione del mettere in rete la voglia di fare.

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Il sindaco Loreto Fioretti, nel portare il saluto, ha affermato: «E’ un momento importante per il nostro paese poter avviare un progetto che riguarda l’oratorio perché significa valorizzare, ancora di più, questi luoghi e coinvolgere i ragazzi e le loro famiglie. Un valore aggiunto anche a quanto già c’è, come il campo di calcio e la scuola di musica». E ancora: «Oratorio significa crescere, divertirsi ma anche affrontare i problemi della vita, confrontarsi con altri ragazzi, anche di paesi diversi. Quindi, dobbiamo sentirci tutti coinvolti. Come Amministrazione, per quanto ci sarà possibile, cercheremo di essere vicini». Il primo cittadino ha concluso ricordando un’altra esperienza riguardante i giovani, il centro “Don Chisciotte”, chiuso per le difficoltà economiche volte a garantire il servizio. «In un certo senso, è come se ci fosse oggi un passaggio di testimone».
Don Davide ha così dato la parola al prof. Luca Diotallevi, sociologo, da sempre uomo impegnato nella Chiesa, anche attraverso l’Azione cattolica. Le parole del professore sono sembrate forse dure ma certamente è stato un monito a non considerare e non costituire l’oratorio come un luogo che sia “l’oasi felice” ma che rispecchi la realtà. «Dobbiamo essere onesti – ha detto – e riconoscere che stiamo vivendo la fine di un mondo: quello delle cose buone, delle famiglie salde, dove c’era la presenza della Chiesa discreta, è finito». Un esempio per tutti la situazione economica, arrivata a uno stato devastante, dopo un tempo in cui si è consumato più di quanto si produceva. «Non stiamo parlando delle cose negative ma di quelle positive – ha ribadito Diotallevi – Dobbiamo renderci conto che non funzionano più. Viviamo oggi un mondo che cambia, non nei princìpi, che sono sempre gli stessi, ma nei modi. Siamo chiamati a reinventarci, dunque, nuovi modi, un po’ come ha fatto la generazione degli Anni ’30, quando i lavoratori si sono trasferiti in fabbrica: lavoravano alle Acciaierie come operai e continuavano ad essere contadini, in quella fase di passaggio. Anche oggi siamo in una fase di passaggio dove, con gli stessi princìpi cambiano le regole del gioco; perciò, è finita l’epoca dell’adagiamento e siamo chiamati ad essere un po’ più ‘imprenditori’». Il richiamo alla responsabilità, in tal senso, sa di ‘antico’: dopo esserci seduti per molto tempo, ora siamo chiamati a seguire i princìpi, rimboccandoci le mani per trovare nuove modalità. È in questo tipo di società che si inserisce l’oratorio, un posto dove chiunque può entrare ma dove ci sono delle norme. «L’oratorio è un punto di arrivo, non di partenza, quello è la messa, dove partono le regole», ha rimarcato Diotallevi. In tal senso, per costruire una struttura valida, occorre rendersi conto , con sincerità e franchezza, dei rischi che sono: quello di estraniarsi dal mondo, anziché entrarci dentro; provocare i giovani su argomenti e problematiche forti; non avere la certezza del futuro, in un contesto di cambiamento.
Don Davide ha quindi spiegato che con l’oratorio si intende dare fiducia e speranza ai giovani, visibile attraverso gesti concreti. Ha poi passato in rassegna il programma dell’anno pastorale 2012-13 che prevede, accanto a momenti di catechesi e spiritualità forte, anche laboratori di teatro, musica, arte e altro nonché un pomeriggio domenicale al mese a cui sono chiamati a partecipare genitori e ragazzi e che si articola in due tempi: prima, i ragazzi impegnati in attività pratiche e i genitori a confronto con un esperto; poi, tutti insieme per la convivialità. «E’ importante trovare spazi d’incontro per riscoprire la famiglia», ha affermato il sacerdote.
Il “S. Maria” è stato inserito nel circuito nazionale dell’Anspi, una garanzia perché fa così parte di una ‘rete’ che dà un’ulteriore garanzia. Inoltre, secondo don Davide, può essere l’esempio dal quale prenderanno il via altri oratori in Valnerina. Tra gli altri paesi, sono stati fatti i nomi di Ferentillo e Torre Orsina.
Le conclusioni sono state affidate all’arcivescovo Renato Boccardo che, dopo aver ringraziato don Lanfranco Chiaretti, presente, per aver avviato i lavori dell’oratorio, ha detto: «I nostri ragazzi, oggi più che mai, hanno bisogno di un luogo dove sentirsi a casa perché di strade ce ne sono tante. Qui, i genitori possono essere sicuri che gli intenti (educativi) sono gli stessi». E ancora: «Abbiamo bisogno di allargare gli orizzonti e vedere che ciò che è differente non sempre è una minaccia, ma può essere una ricchezza. Quindi, aiutiamo i ragazzi a scoprire questa ricchezza». Sulla scia degli interventi precedenti, ha poi affermato: «Investire sull’oratorio è una grande priorità oggi, come società e come comunità cristiana. Certo, l’oratorio ha senso se inserito in un tessuto sociale e non può essere un’isola felice. Per fare questo, ci vuole la collaborazione di tutti». Quindi l’appello: «Genitori, nonni: non lasciate soli don Davide, gli animatori e i ragazzi; loro sono l’espressione del servizio ma questi giovani, che oggi noi abbiamo la fortuna di accompagnare, a cui possiamo dare contenuti, sono coloro che guideranno la società domani».
Al termine dell’incontro, tutti i presenti si sono trasferiti nei locali dell’Oratorio S. Maria per la visita e un momento conviviale.
 
Il logo. Don Davide lo ha realizzato partendo dal disegno delle montagne della Valnerina, attraversate dalla cascata delle Marmore e in fondo alle quali scorre il fiume nera. È così che la cascata, attraversata da un arcobaleno, forma una croce, segno della presenza di Cristo. Inoltre, la fonte parte dall’alto per portare acqua al fiume, ovvero: Dio, sorgente, disseta il popolo, fiume. Nel logo il fiume che scorre disegna una S e i monti una M: le iniziali stanno per “Santa Maria”, a cui è intitolato l’oratorio.

 

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