“Famiglia: risorsa per la Chiesa e per la Società”. È stato questo il tema della terza edizione della Festa della Famiglia, evento pensato e organizzato dalla Pastorale familiare dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia, che si è tenuto domenica 12 aprile presso il Chiostro di S. Nicolò a Spoleto. Tante le famiglie che hanno accolto l’invito dell’arcivescovo mons. Renato Boccardo a partecipare a questa giornata che sta oramai diventando una felice tradizione e che vuole celebrare la bellezza, la fatica e il sogno di “fare famiglia”. Mamme, papà, nonni, nonne e tantissimi bambini sono stati accolti dai ragazzi della pastorale giovanile della Diocesi. I più piccoli e gli adolescenti hanno partecipato a delle attività – giochi e varie animazioni – appositamente pensate per loro; i più grandi, invece, hanno preso parte alla conversazione sul tema dell’incontro con il card. Angelo Comastri, arciprete della basilica di S. Pietro in Vaticano, e con Graziano Delrio, neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ha moderato Rosario Carello, giornalista della sede Rai dell’Umbria.
L’arcivescovo Boccardo, nel salutare i presenti e i due relatori, ha detto che questa festa è «un’iniziativa pensata per celebrare la bellezza e la fecondità della famiglia». Il sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli ha sottolineato come ancora una volta la Chiesa sia attenta alle gioie e alle criticità delle famiglie. «La città – ha detto – accoglie a braccia aperte proposte come questa».
Il ministro Graziano Delrio, sposato (la moglie lo accompagnava, ndr) e papà di nove figli, ha condiviso con i presenti come oggi la famiglia sia un oggetto di discussione, un qualcosa che i molti considerano come un qualcosa da riempire con delle politiche specifiche. «Essa invece – ha detto – è un soggetto positivo, che costruisce relazioni, senso civico, rispetto delle istituzioni, che genera legalità e sicurezza. La politica, allora, – ha proseguito il Ministro – non deve dire alle famiglie cosa devono fare, ma deve accompagnare e riconoscere, come sancito nell’art. 29 della nostra Costituzione, la loro energia, rendendole sempre più protagoniste, come soggetti e non come oggetti, della società. La famiglia – ha detto ancora l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – non si declina in un “noi” anonimo e indistinto, ma in un “io” plurale che è la declinazione di tanti “io”: quello del papà, della mamma, dei figli, dei nonni. E ciò è bellissimo. La famiglia, insieme con la scuola, – ha concluso Delrio – è la più importante “infrastruttura” che il Paese possa avere: se essa funziona bene, la società si risolleva».
«Difendere la famiglia vuol dire difendere l’umanità così come Dio l’ha pensata. Chi pensa di capire più di Dio, prepara lo sfacelo. Se ad un uomo mancano le relazioni primordiali – che solo la mamma e il papà possono donare ai figli – manca anche la relazione con Dio. Nella famiglia si apprende l’alfabeto della vita». Con queste parole il card. Angelo Comastri ha iniziato il suo intervento alla Festa della Famiglia. Riprendendo Fëdor Dostoevskij, il Porporato ha sottolineato che educare vuol dire dare ai figli buoni insegnamenti, che poi al momento opportuno torneranno alla memoria e saranno utili per il percorso della vita, molto di più degli studi che una persona, a vari livelli, può compiere. Scendendo nel personale: «Gli insegnamenti di mia mamma, che aveva fatto la terza elementare, – ha detto il Cardinale – ancora oggi mi illuminano. Ciò che i genitori ci trasmettono, non lo dimenticheremo mai». Comastri, poi, si è rivolto ai genitori presenti, indicando alcuni elementi che, secondo la sua esperienza di Pastore, nella quale ha conosciuto tante storie di vita fallite proprio per la mancanza dei genitori, non devono mancare nell’educazione di un figlio: «State insieme con i figlioli, vivete con loro, giocateci, dategli il bacio della buona notte; aiutateli a scegliere i veri modelli della vita; accompagnateli verso quelle esperienze che li introducano alla vita e al bene; aiutateli a capire che il sacrificio è indispensabile; pregate insieme a loro».
La mattinata è terminata con il pranzo in fraternità nel giardino del Chiostro di S. Nicolò.
Nel primo pomeriggio, dalle 14.30 alle 16.00, le famiglie hanno partecipato all’iniziativa “giochi di un tempo”. Mamme, papà, figli e nonni si sono cimentati con la corsa dei sacchi, con il tiro alla fune, con il gioco del fazzoletto e con quello della pallina nel cucchiaio. Hanno animato le coppie della Pastorale familiare, i membri del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (Masci) di Spoleto e i ragazzi della Pastorale giovanile. Anche l’arcivescovo Boccardo ha partecipato ai giochi, in modo particolare al tiro alla fune. Con questa attività si è voluto ricordare alle famiglie che il gioco non è soltanto un modo per passare del tempo, ma è un’esperienza che consente di creare legami di intimità tra genitori e figli; è attraverso il gioco, al quale si dedica poco tempo a causa degli impegni pressanti, che passa la comunicazione più profonda tra adulti e bambini.
Alle 16.30, poi, è stata avviata la camminata meditata verso la Cattedrale. La Pastorale familiare ha chiesto alle monache agostiniane di Cascia, coloro che custodiscono il corpo mortale di Santa Rita, di guidare questo momento. Erano presenti la Badessa, madre Maria Natalina Todeschini, e suor Maria Laura, eccezionalmente uscite dalla clausura su dispensa dell’Arcivescovo. Da sottolineare che le monache di Cascia, dal 2008 al 2014, hanno condiviso con le famiglie dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia un percorso di preghiera e di riflessione (nove lettere), raccolto nel volume recentemente pubblicato “L’amore che si fa dono. Il messaggio di Santa Rita per le famiglie”. «In questi anni di cammino insieme – hanno detto le claustrali – abbiamo molto riflettuto sulla figura di Santa Rita, donna della Risurrezione. Il suo amore per il Cristo crocifisso le ha impresso la certezza di essere amata di un amore immenso ed eterno, facendo di lei una donna capace di camminare sulle tempeste della vita, senza affogare. Rita ha avuto il coraggio di fidarsi di Dio anche quando sembrava essere contro di lei». Lungo il percorso è stato recitato il rosario e, all’inizio di ogni mistero, le monache – che hanno donato una corona a ciascuna persona presente – hanno presentato la storia di tre famiglie veramente speciali. Tre amori, vissuti alla luce dell’amore di Cristo e tragicamente interrotti dalla morte delle mogli colpite dal male del secolo, “il drago” che sta attaccando la vita di così tante persone. Tre “semplici” e bellissime donne dei nostri giorni che hanno lasciato marito e figli in una gioia che sa di eternità, perché hanno dimostrato che si può morire felici.
Giunti in Cattedrale, mons. Boccardo ha presieduto la Messa, coronamento e conclusione della Festa della Famiglia. Era presente anche il sindaco Fabrizio Cardarelli con la moglie. «La famiglia – ha detto il Presule nell’omelia – è un grande dono di Dio, porta con sé una forza rigenerante capace di superare ogni stanchezza. Ad essa è chiesto di testimoniare nel mondo che è possibile volersi bene nella fedeltà e nel dono gratuito, per sempre. Certo – ha proseguito l’Arcivescovo – le difficoltà ci sono, ma Gesù ha dato agli sposi la grazia per superarle». Poi, un significativo passaggio sui figli e sulla questione gender, quella teoria che sostiene la non esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista. «I figli – ha detto l’Arcivescovo – sono la primavera della famiglia e della società. Nei figli il matrimonio trova la sua fioritura: in essi si realizza il coronamento di quella totale condivisone di vita che fa degli sposi “una sola carne”, e ciò tanto nei figli nati dal naturale rapporto tra i coniugi, quanto in quelli voluti mediante l’adozione. I figli non sono un accessorio nel progetto di vita coniugale, non sono un optional, ma un dono preziosissimo, iscritto nella stessa natura dell’unione coniugale. Non possiamo non dar voce – ha proseguito – alla preoccupazione di moltissimi genitori, e non solo, per la dilagante colonizzazione da parte della cosiddetta teoria del gender, “sbaglio della mente umana”, come l’ha definita Papa Francesco nel corso della sua recente visita a Napoli. Perché il gender, nascondendosi dietro a valori veri come parità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione,…in realtà pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare una persona che appare come un nomade privo di meta e a corto d’identità. Si vogliono costruire delle persone fluide, convinte che ogni loro desiderio debba trasformarsi in bisogno e quindi diventi diritto. Individui fluidi per una società fluida e debole. È in gioco qui la libertà di educazione dei genitori per i loro figli. Reagire è doveroso e possibile; occorre essere vigili, senza lasciarsi intimidire da nessuno, perché nessuna autorità scolastica, legge o istituzione politica può pretendere di usurpare il diritto di educare i figli (cf Prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio Permanente della CEI, 23 marzo 2015)».
Prima della benedizione finale, dinanzi alla Santissima Icone, l’Arcivescovo ha affidato tutte le famiglie della Chiesa di Spoleto-Norcia alla Vergine Maria. «Guida i loro passi – ha detto – e ponili al sicuro dalle insidie del maligno; rendile fedeli nell’amore e nella donazione reciproca, costanti nella fedeltà al Vangelo, generose nell’amore e aperte al dono della vita in ogni sua stagione, forti nella difficoltà, nelle prove e nelle sofferenze, sapienti nell’educazione umana e cristiana dei figlioli, solidali con chi soffre ed è nel bisogno, coraggiose nella testimonianza sociale ed ecclesiale…A te, che conosci e comprendi le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei tuoi figli, desidero raccomandare particolarmente le famiglie ferite nell’amore e nella fedeltà, quanti esperimentano la separazione e il divorzio con la conseguente solitudine o una nuova vita di coppia, quanti hanno scelto di condividere la propria esistenza al di fuori del vincolo del matrimonio sacramentale».