“Ricorrendo l’anno centenario del fonte battesimale dal quale innumerevoli figli sono generati alla vita divina, il 26 agosto dell’anno del Signore 2023, essendo parroco don Mariano Montuori, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo benedisse e consacrò la Mensa della Parola e del Pane da cui il popolo cristiano attinge nutrimento e speranza nel cammino verso la Gerusalemme celeste”. Questo è testo è riportato in una lapide in marmo all’ingresso della chiesa parrocchiale di Santa Marina in Castel Ritaldi, a ricordo della consacrazione dell’altare avvenuta il 26 agosto 2023 con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo e concelebrata dal parroco don Mariano Montuori e da altri presbiteri. Molti i fedeli presenti, tra cui il sindaco Elisa Sabatini.
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Nel saluto iniziale don Mariano, dopo aver ringraziato il Vescovo, i preti e tutti i presenti, ha ricordato che «il 26 agosto 1923, dunque appena 100 anni fa, l’arcivescovo di Spoleto mons. Pietro Pacifici benediceva solennemente l’artistico fonte Battesimale di questa chiesa. Lo aveva voluto convintamente, tanto che nella sua visita pastorale del 1916, ne segnalò l’assenza e invitò a realizzarlo quanto prima. Lo zelante parroco del tempo, don Giuseppe Fabrizi, celebrava quell’anno il XXV anniversario della sua ordinazione sacerdotale e si adoperò affinché, per l’occasione, la sua chiesa si arricchisse di questo prezioso e indispensabile elemento. Quando io sono arrivato in questa chiesa, otto anni fa, subito mi segnalarono la necessità di dover realizzare un altare per sostituirne uno ligneo provvisorio. Nel tempo sono nate le idee e hanno preso forma, nella mente e nel cuore, i sogni che pian piano abbiamo realizzato con tenacia affinché questa chiesa diventasse sempre più bella. I sacrifici e le rinunce che molti generosamente fanno in favore della vita della propria chiesa parrocchiale, convergono in questi nuovi elementi e saranno benedetti in essi. Tanti nomi, tanti volti, tante storie più o meno faticose; tante crisi anche della fede e tanti momenti di esultanza a causa della Parola: tutto è qui raccolto ed edificato. Tra questi rimarrà incastonata per sempre, come una perla di grande valore, anche la vita di Edoardo Musci, troppo presto volato al cielo. La somma raccolta in occasione dei suoi funerali e generosamente donata dai suoi genitori è stata preziosa per raggiungere la spesa totale di circa 20.000€ che abbiamo impiegato per raggiungere questo obiettivo. Da oggi alla parte più importante della chiesa, l’altare con l’ambone e la sede presidenziale, viene restituita la sua dignità fatta di semplicità e bellezza».
Nell’omelia mons. Boccardo ha ricordato «che questa – la chiesa, ndr – è la casa di Dio in mezzo alle case degli uomini, casa che i nostri padri hanno voluto elevare come proclamazione della loro fede e intercessione per la vita delle famiglie e della comunità. Questa è una sorgente di consolazione e di gioia. Ancora più grande però, cari fratelli e sorelle, deve essere la nostra gioia sapendo che sull’altare che ci accingiamo a consacrare si offre il sacrificio di Cristo. Guardiamolo, allora. Per natura è una pietra: il segno ci avverte che Cristo è la pietra viva, attorno a cui noi cresciamo come tempio santo (cf 1 Pt 2, 4-5); la pietra fondamentale, su cui è possibile costruire una casa che non crolla (cf Mt 7, 24-25); la roccia da cui scaturisce per noi – come già al popolo ebreo nel deserto – una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (cf Gv 4, 14). Per forma, è una mensa perché su di essa s’imbandisca per i credenti il Pane della vita e si prepari il convito della comunione e della gioia. Per collocazione, infine, l’altare è in alto, nel luogo più eminente della chiesa, perché è destinato ad essere il centro della nostra lode e del comune rendimento di grazie. Qui, come su un trono, è deposto l’Agnello immolato; qui, nella celebrazione liturgica, Egli continua ad offrirsi al Padre per la salvezza nostra e del mondo intero». «Dalla consacrazione dell’altare – ha proseguito l’Arcivescovo – nasce un impegno che tutti coinvolge e che a tutti (alla comunità parrocchiale e alla comunità diocesana) chiede di crescere nella carità e nella dedizione apostolica. In concreto, si tratta di coltivare la comunione ecclesiale che è anzitutto un dono, una grazia, frutto dell’amore libero e gratuito di Dio, qualcosa cioè di divinamente efficace, sempre presente e operante nella storia, al di là di ogni apparenza contraria. L’unità ecclesiale è però anche un compito affidato alla responsabilità di ciascuno. Ci doni il Signore di vivere una comunione sempre più convinta ed operosa, nella collaborazione e nella corresponsabilità ad ogni livello: tra presbiteri, consacrati e laici, tra le diverse comunità cristiane del territorio, tra le varie aggregazioni e gruppi che dicono la vivacità del tessuto sociale». Infine i saluti del Presule: «a don Mariano che, con dedizione e impegno e insieme ai suoi validi e generosi collaboratori, ha realizzato la sistemazione dell’area presbiterale, e lo ringrazio per le cortesi parole con cui ha voluto introdurre questa santa liturgia. Saluto gli altri sacerdoti, le Monache Benedettine Celestine, i giovani e gli adulti, le famiglie, i bambini, e penso con affetto alle persone anziane e agli ammalati che si uniscono a noi con il pensiero e la preghiera. Un rispettoso saluto alla Signora Sindaco e alle Autorità, che ci onorano della loro presenza».