Domenica 17 aprile 2023, nel programma dell’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale di Spoleto, è stato celebrato il Giubileo delle Confraternite, delle Associazioni, dei Gruppi e dei Movimenti. La celebrazione è stata avviata nella chiesa di S. Filippo Neri, poi c’è stata la processione verso il Duomo, il passaggio della Porta Santa e la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo. In tanti hanno risposto all’invito.
Erano presenti: la Confraternita del Contado della Madonna di Costantinopoli in Cerreto di Spoleto; la Confraternita del Santissimo Sacramento di Colle del Marchese di Castel Ritaldi; Gruppo di Preghiera Padre Pio di Santa Maria della Bruna in Castel Ritaldi; la Confraternita del Santissimo Sacramento in Castelluccio di Norcia; la Confraternita di Santa Rita della parrocchia di S. Michele Arcangelo in Savelli di Norcia; la Pia Unione dell’Addolorata in Campello sul Clitunno; la Confraternita del Santissimo Sacramento di Bevagna; la Sottosezione UNITALSI di Spoleto-Norcia; la Confraternita della Misericordia di Bevagna; il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI); il Gruppo di Preghiera e Sofferenza Padre Pio di Spoleto; le comunità del Cammino Neocatecumenale; le comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo; il Movimento dei Focolari. I membri delle Confraternite e delle Associazioni indossavano i loro abiti tradizionali e portavano il loro vessillo. La liturgia, invece, è stata animata nel canto dal Cammino Neocatecumenale e dal Rinnovamento nello Spirito Santi.
L’Omelia dell’Arcivescovo. Il Vangelo della Domenica in Albis, della Divina Misericordia, presentava la figura di Tommaso l’incredulo: lui e gli altri discepoli otto giorno dopo la Resurrezione stavano nel Cenacolo ed hanno accolto Gesù. E mons. Boccardo nell’omelia ha detto: «Non dobbiamo spaventarci perché, se colui che così radicalmente ha dubitato è arrivato a proclamare quella che è considerata la più alta e belle professione di fede di tutto il Nuovo Testamento (“Mio Signore e mio Dio”), cosa potremmo mai sperare noi? A noi è riservata la beatitudine che chiude il racconto, quella di coloro che credono pur “non avendo visto”. Noi – ha proseguito l’Arcivescovo – non eravamo presenti quella sera al Cenacolo, ma nessuno ci può togliere la gioia di incontrare il Signore “otto giorni dopo”, cioè quando facciamo memoria della Pasqua nel giorno in cui la Chiesa si riunisce per la celebrazione domenicale. Se il Risorto è colui che sta in mezzo alla comunità, questa diventa il luogo privilegiato per incontrarlo: finché Tommaso, infatti, sta fuori dal Cenacolo non ha la possibilità di incontrare il Risorto e continua a dubitare; nel momento che entra nello spazio della comunità radunata, ecco che il Risorto viene e si fa a lui presente e il dubbio è sciolto dalla comunione e la fede prende vita». Poi, ai membri delle Confraternite, dei Movimenti, delle Associazioni e dei Gruppi mons. Boccardo ha detto: «Il vostro stare insieme è già una professione di fede gioiosa davanti a questo mondo disorientato e disincantato. Fateci vedere la bellezza della vita cristiana, la fraternità concreta, la carità operosa. Non solo tra di voi, ma nella comunità. Di modo che tutti possano dire: “Guarda come si vogliono bene!”».