Domenica 6 marzo a Spoleto è stato celebrato il Giubileo e la Stazione Quaresimale dei Vicariato del Clitunno che comprende le parrocchie comprese nei comuni di Trevi, Montefalco, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo e Bevagna. Come per i vicariati Ternano e della Valnerina, qualche settimana fa, l’Arcivescovo mons. Renato Boccardo ha accolto parroci e fedeli nella chiesa di S. Filippo Neri, dove è stata celebrata la liturgia penitenziale che ha permesso ai presenti di sperimentare l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. «Come ci suggerisce l’apostolo Paolo – ha detto mons. Boccardo – il cristiano è chiamato a non rattristare lo Spirito di Dio». La penitenziale è stata accompagnata da letture e canti e seguiti dal coro della parrocchia di S. Francesco d’Assisi al Bastardo.
È seguita la processione verso la Basilica Cattedrale per la celebrazione eucaristica giubilare, seguita all’attraversamento della Porta della Misericordia. Qui, l’animazione nel canora è stata affidata al coro della Madonna della Stella. Presenti i membri, con il loro abito tradizionale, di alcune Confraternite.
Nell’omelia mons. Boccardo ha commentato il Vangelo della domenica, la celebre Parabola del Figliol Prodigo: «Rileggendo il racconto del Padre misericordioso, riascoltiamo l’appello che nasce dalla Parola di Gesù. Un appello che innanzitutto è sì una chiamata alla conversione e alla penitenza, ed è il ritornello che noi sentiamo ripetere in tutto questo tempo della Quaresima: “Convertitevi e credete al Vangelo, allontanate dalla vostra vita il male e fate spazio al bene”. Ma è, ancor più, un canto alla certezza che l’uomo non è mai da solo, anche quando si isola e si allontana da Dio; anche quando facciamo l’esperienza del peccato e della ribellione nei Suoi confronti, è sempre possibile ritornare perché Dio è più grande del nostro cuore. Perché la nostra cattiveria, i capricci, la superbia, l’invidia, la maldicenza, l’incapacità di perdonare non sono nulla di fronte alla fedeltà e all’amore che Dio nutre nei rapporti con ciascuno di noi. Non si finisce mai di essere figli, così come Dio non finisce mai di essere Padre. Allora, noi guardiamo stasera all’amore di Dio per noi: gratuito e immenso. Guardiamo al perdono che Lui continuamente ci offre: un perdono che ignora la vendetta e che va ben al di là di una giustizia rigida e fredda. È in questa passione e nella tenerezza che Dio coltiva e nutre nei nostri confronti, che attingiamo la forza per continuare, per riprendere il nostro cammino, sicuri di quanto diceva Teresa di Lisieux, una monaca carmelitana: “Se anche io avessi commesso i crimini più efferati, non perderò mai una grande fiducia perché so bene che questa moltitudine di peccati non è che una goccia d’acqua in una fornace ardente”».
Al termine della Celebrazione l’Arcivescovo ha salutato tutti i fedeli sotto il portico della Cattedrale.
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