S. Emiliano

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S. Emiliano

S. Emiliano, vescovo e martire di Trevi.

La tradizione agiografica colloca la presenza di Emiliano allo scorcio del III secolo, e si affaccia appena sul IV. Nato e cresciuto in una nobile e facoltosa famiglia cristiana dell’Armenia, Emiliano fu affidato dai genitori al pedagogo S. Ilariano, monaco e sacerdote, che ne curò l’educazione e lo istruì alle Sacre Scritture.

Giunse a Spoleto nel 296. In quel periodo nel territorio dell’Impero Romano si era diffusa, sotto Diocleziano, la più spietata delle persecuzioni contro i cristiani. A Spoleto i fedeli riconobbero la grande preparazione di Emiliano e lo elessero vescovo di Trebia Matusca, oggi Trevi. Fu consacrato

vescovo a Roma da Papa Marcellino.

 

Era il tempo in cui Massimiano, Augusto della Tuscia, aveva avviato un’inchiesta per trovare cristiani non conosciuti alla sua giurisdizione. Fu così che trovò anche il Vescovo Emiliano, il quale a Trevi portò avanti una grande opera di evangelizzazione e si adoperò per la distruzione degli idoli, presenti in quasi tutte le famiglie pagane. Massimiano convocò il vescovo a giudizio, accusandolo di venerare una pazzia.

Lo invitò a convertirsi agli dei. Emiliano rispose che chi si sacrifica agli dei andrà in rovina. Il vescovo armeno propose al proconsole una sfida: “fai venire qui il paralitico che sta in piazza; poi chiedi ai tuoi sacerdoti di pregare, che i tuoi dei lo guariscono; dopo, invocherò il mio Cristo. Chi sanerà il paralitico sarà il Dio che tu ordinerai di venerare”. I sacerdoti, che invocarono gli dei, non riuscirono a guarire il paralitico.

Fu il turno di Emiliano che pregò così: “Signore Dio ascolta la mia preghiera e il mio grido giunga fino a te”. Poi, prese per mano il paralitico e gli disse: “Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo sii guarito”. Il paralitico si alzò e di corsa andò a casa pieno di gioia.

Emiliano venne accusato di magia e le cronache tramandano che fu sospeso all’eculeo, gli furono legate delle torce accese ai fianchi, fu gettato in una caldaia di piombo bollente, immerso nel fiume Clitunno, e scaraventato nella fossa dei leoni. Da tutte queste torture, grazie all’aiuto del Signore, uscì illeso. Non aveva timore di opporsi all’autorità costituita per affermare le proprie convinzioni e la propria fede. Molte persone sul suo esempio si convertirono, ma oltre un migliaio vennero sterminate da Massimiano.

Il pastore di Trevi per essere con coloro che l’avevano seguito in vita e preceduto nel martirio, pregò Dio di concedergli una spada che lo consegnasse a Cristo. Il 28 gennaio del 302 venne condotto fuori Trevi, dove, legato ad un albero, venne trafitto. Il suo corpo era bianco come la neve e, al posto del sangue, ne sgorgò latte. La storia di Emiliano vescovo di Trevi per la Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia è un invito a guardare oltre, a saper vedere oltre il contingente, ad aprirsi a nuovi orizzonti, a recuperare quelle capacità di sognare che sembra essere una delle più gravi carenze del nostro tempo.

Francesco Carlini

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