Prima di iniziare il catechismo in corrispondenza del nuovo anno liturgico (domenica 28 novembre) desideriamo condividere una parte del discorso di Papa Francesco del 17 settembre 2021 in occasione dell’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione su “catechesi e catechisti per la nuova evangelizzazione” perché possa illuminarci nel nostro cammino
«Andate in città» (Mt 26,18). Questo particolare – pensando a voi e al vostro servizio – ci fa rileggere il cammino della catechesi come momento attraverso il quale i cristiani, che si preparano a celebrare il culmine del mistero della fede, sono invitati ad andare prima “in città”, per incontrare le persone indaffarate nei loro impegni quotidiani. La catechesi – come sottolinea il nuovo Direttorio – non è una comunicazione astratta di conoscenze teoriche da memorizzare come fossero formule di matematica o di chimica. È piuttosto l’esperienza mistagogica di quanti imparano a incontrare i fratelli là dove vivono e operano, perché loro stessi hanno incontrato Cristo, che li ha chiamati a diventare discepoli missionari. Dobbiamo insistere per indicare il cuore della catechesi: Gesù Cristo risorto ti ama e non ti abbandona mai! Questo primo annuncio non può mai trovarci stanchi né ripetitivi nelle varie fasi del cammino catechistico.”
E ANCORA
“l’evangelizzazione non è mera ripetizione, mai, del passato. I grandi santi evangelizzatori, come Cirillo e Metodio, come Bonifacio, sono stati creativi, con la creatività dello Spirito Santo. Hanno aperto nuove strade, inventato nuovi linguaggi, nuovi “alfabeti”, per trasmettere il Vangelo, per l’inculturazione della fede. Questo chiede di saper ascoltare la gente, ascoltare i popoli a cui si annuncia: ascoltare la loro cultura, la loro storia; ascoltare non superficialmente, pensando già alle risposte preconfezionate che abbiamo nella valigetta, no! Ascoltare davvero, e mettere a confronto quelle culture, quei linguaggi, anche e soprattutto il non-detto, il non-espresso, con la Parola di Dio, con Gesù Cristo Vangelo vivente. E ripeto la domanda: non è questo il compito più urgente della Chiesa tra i popoli dell’Europa? La grande tradizione cristiana del continente non deve diventare un reperto storico, altrimenti non è più “tradizione”! La tradizione o è viva o non è. E la catechesi è tradizione, è tradere, ma tradizione viva, da cuore a cuore, da mente a mente, da vita a vita. Dunque: appassionati e creativi, con la spinta dello Spirito Santo. Ho usato la parola “preconfezionato” per il linguaggio, ma ho paura dei catechisti con il cuore, l’atteggiamento e la faccia “preconfezionati”. No. O il catechista è libero o non è catechista. Il catechista si lascia colpire dalla realtà che trova e trasmette il Vangelo con una creatività grande, o non è catechista. Pensate bene su questo. “
Accogliendo questo prezioso invito, l’Ufficio Catechistico Diocesano, confermando il percorso di iniziazione Cristiana dei ragazzi già avviato sin dal 2017, ha pensato, facendo anche esperienza del periodo di pandemia appena trascorso e non ancora superato, di proporre delle attività o percorsi di formazione in collaborazione con la CARITAS e con la Pastorale Familiare.
Ciò per aiutare i ragazzi e le loro famiglie ad incontrare Gesù mediante l’annuncio e la testimonianza del Vangelo non soltanto attraverso la parola parlata ma con una molteplicità di linguaggi: “il linguaggio dei santi segni, del rito, della carità, dell’arte, della musica, della poesia e della letteratura, persino del pellegrinaggio e del grande libro della natura, non sono che tante variazioni dell’unica parola che può fare attecchire la fede nel cuore degli uomini e delle donne” (Linee guida per la catechesi 2021-2022- artigiani di comunità).
Troverete quindi nel sito della Diocesi:
Buon inizio e buon cammino
Perché i ragazzini non arrivino digiuni sul piano della fede al vero e proprio cammino di catechesi (capita sempre più spesso che le famiglie non trasmettano nemmeno i segni fondamentali della fede cristiana), è quanto mai opportuno in questo periodo – soprattutto nei momenti forti dell’anno liturgico (Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua) – e nel periodo estivo, offrire alcune occasioni adatte all’età per
➢ far assaporare la fede (una sorta di “antipasto” che perciò deve essere stuzzicante)
➢ far conoscere la persona di Gesù nei suoi tratti fondamentali 5
➢ prendere confidenza con la parrocchia, i suoi luoghi, le sue persone, l’assemblea domenicale e gli spazi liturgici, i segni della fede e della preghiera
➢ far gustare la gioia di stare insieme nel nome di Gesù. Questo favorisce una conoscenza reciproca: genitori-parroco-catechisti-comunità e pone le basi per un cammino successivo (come riferimento base può essere utile “Il Catechismo dei bambini” da 0 a 6 anni, della CEI).
Questa prima tappa si potrebbe concludere presso il fonte battesimale con la “signatio crucis”; ricordando che tale segno indica l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa, si può consegnare anche una piccola croce da portare al collo.
Questa tappa, che completa con la Cresima e l’Eucaristia quanto è iniziato con il Battesimo, si struttura in maniera più chiara ed impegnativa
Questo è il tempo della mistagogia-tempo dell’oratorio.
➢ Tutti sappiamo che il problema è “il dopo”. Celebrati i sacramenti e venuto meno il motivo “del ricatto”, la proposta della parrocchia o pievania diventa più libera, più bella e interessante.
➢ I ragazzi scoprono, approfondiscono, vivono quanto hanno ricevuto attraverso una modalità più vivace di incontrarsi, di fare gruppo, di inserirsi nella vita e nelle attività della parrocchia (valorizzando le esperienze e le proposte già esistenti: Oratorio, ACR, Scout, Gruppo parrocchiale), vivendo esperienze di solidarietà, servizio, attività teatrali, campiscuola e uscite, ritiri…
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© Archidiocesi di Spoleto-Norcia | Via Aurelio Saffi, 13 – 06049 Spoleto (PG)
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