Trevi: professione temporanea tra le Clarisse di suor Sara Letizia Fabis, 23enne della Provincia di Monza-Brianza. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo. Foto.

Trevi: professione temporanea tra le Clarisse di suor Sara Letizia Fabis, 23enne della Provincia di Monza-Brianza. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo. Foto.

Trevi: professione temporanea tra le Clarisse di suor Sara Letizia Fabis, 23enne della Provincia di Monza-Brianza. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo. Foto.

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Trevi: professione temporanea tra le Clarisse di suor Sara Letizia Fabis, 23enne della Provincia di Monza-Brianza. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo. Foto.

Figlia carissima, che cosa chiedi a Dio e alla Santa Chiesa”?, ha chiesto l’Arcivescovo a suor Sara Letizia Fabis. “Chiedo, per amore di Dio, di essere ammessa alla professione dei voti temporanei in questa fraternità delle Sorelle Povere di Santa Chiara, per seguire la via della povertà e dell’umiltà del Signore Gesù Cristo, ed essere con questa comunità un cuor solo e un’anima sola”, ha risposto l’interessata. Con questa formula suor Sara Letizia, 23 anni di Giussano in provincia di Monza-Brianza, ha manifestato il suo desiderio di appartenere interamente a Cristo nella vita claustrale.

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Ciò è avvenuto nel pomeriggio di sabato 24 novembre 2018, solennità di Cristo Re dell’Universo, nella concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Renato Boccardo nella chiesa di S. Martino, adiacente il monastero delle Clarisse di Trevi. Ancora col velo bianco tipico delle novizie, suor Sara fino al momento della professione temporanea è stata seduta tra la badessa, madre Maria Milena Russo, e la maestra delle novizie, dalla parte dei fedeli, a pochi passi dalla mamma e da quanti sono giunti dalla Lombardia per partecipare a questa tappa fondamentale della sua vita, tra cui il parroco. Nell’omelia l’Arcivescovo ha sottolineato che celebrare la regalità del Signore significa fare memoria della sua fedeltà, imparare a mettere da parte l’orgoglio e la superbia, ad accantonare la sete di grandezza. «Il Regno di Gesù – ha detto – si misura col servizio e con la mitezza e non con il potere. L’icona che meglio lo esprime è quando Cristo si mette in ginocchio e lava i piedi dei discepoli: questi capiranno a pieno il gesto solo nel momento della sua passione e morte». Poi, rivolto a suor Sara il Presule ha detto: «Il tuo gesto, figlia carissima, ci provoca, c’invita ad interrogarci sulla nostra vita. Con la tua professione ci ricordi che noi cristiani siamo chiamati a non accontentarci, a desiderare una vita alta e bella». Poi, una riflessione sulla clausura. «Oggi – ha detto l’Arcivescovo – spesso si sente dire: ma a cosa servono le monache di clausura? Perché rinchiudersi tra quattro mura quando nel mondo c’è tanto bisogno di stare accanto a chi è nel bisogno? Loro – ha ricordato mons. Boccardo – con la preghiera incessante si fanno carico della vita di tutti noi impegnati nella pastorale, nella missione, nella vicinanza ai deboli. Se, infatti, riusciamo a fare delle cose è anche grazie alle loro preghiere».

Dopo l’omelia a suor Sara mons. Boccardo ha posto tre domande: vuoi essere più strettamente unita a Dio, seguendo Cristo povero e crocifisso sui passi della madre Santa Chiara? Vuoi offrire a Dio il dono della tua obbedienza e custodire la castità? Vuoi dedicarti a Dio nella solitudine e nel silenzio, nella preghiera e nella penitenza? A ciascuna, la giovane monaca ha risposto convinta: “Sì, lo voglio”. Ha quindi letto la formula di professione temporanea e l’Arcivescovo l’ha benedetta. Poi, suor Sara si è inginocchiata dinanzi alla madre Badessa ed ha ricevuto il velo segno della consacrazione a Cristo, il libro della regola di Santa Chiara da osservare nella fedeltà quotidiana e il crocifisso. A questo punto la neo professa ha abbracciato fraternamente la Badessa e la maestra delle novizie. Ha ripetuto lo stesso gesto anche con le altre monache, quale segno di appartenenza alla comunità. Si è quindi accomodata tra di esse, dalla parte della clausura, per partecipare così alla seconda parte della liturgia eucaristica. Al termine della Messa c’è stato un momento di fraternità con le persone presenti nel parlatorio del monastero.      

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