Pellegrinaggio in Cattedrale delle Pievanie dei Santi Benedetto e Scolastica, Santa Rita e S. Giacomo. L’Arcivescovo: «Il Vangelo del cieco nato ci richiama all’unica luce possibile: quella di Cristo ». Foto.

Pellegrinaggio in Cattedrale delle Pievanie dei Santi Benedetto e Scolastica, Santa Rita e S. Giacomo. L’Arcivescovo: «Il Vangelo del cieco nato ci richiama all’unica luce possibile: quella di Cristo ». Foto.

Pellegrinaggio in Cattedrale delle Pievanie dei Santi Benedetto e Scolastica, Santa Rita e S. Giacomo. L’Arcivescovo: «Il Vangelo del cieco nato ci richiama all’unica luce possibile: quella di Cristo ». Foto.

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Pellegrinaggio in Cattedrale delle Pievanie dei Santi Benedetto e Scolastica, Santa Rita e S. Giacomo. L’Arcivescovo: «Il Vangelo del cieco nato ci richiama all’unica luce possibile: quella di Cristo ». Foto.

«Il nostro andare alla Cattedrale diventa una gioiosa professione di fede in Cristo Gesù morto e risorto, che accogliamo come via, se non vogliamo perderci, accettiamo come verità, se non vogliamo cadere nell’errore ed aprirci all’effusione della vita che scaturisce da lui, se non vogliamo farci catturare da ideologie e culture di morte e distruzione. Abbiamo bisogno di scoprire personalmente che Cristo è il Signore, per trasformarci in servitori, apostoli e testimoni, ed assicurare in questo modo il nostro insostituibile contributo all’edificazione della Chiesa locale».

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Queste parole contenute nella lettera “Andiamo alla Casa del Signore” scritta dall’arcivescovo Renato Boccardo hanno animato i parroci e i fedeli delle Pievanie dei Santi Benedetto e Scolastica (zone pastorali di Norcia e Preci), di Santa Rita (zone pastorali di Cascia, Poggiodomo e Monteleone di Spoleto) e di S. Giacomo (zona pastorale di S. Giacomo, Cortaccione, Eggi, Bazzano, Beroide e Campello sul Clitunno) che domenica 19 marzo 2023 si sono fatti pellegrini nella Basilica Cattedrale di Spoleto nel giubileo dell’825° anniversario della dedicazione. Pievani sono: don Marco Rufini, don Canzio Scarabottini e mons. Alessandro Lucentini. La liturgia, come consueto, è stata avviata nella chiesa di S. Filippo Neri con l’annuncio del Giubileo e il rinnovo delle promesse battesimali; poi, Arcivescovo, presbiteri e fedeli hanno raggiunto processionalmente Piazza Duomo e attraverso la Porta Santa sono entranti in Cattedrale. Il vangelo della IV Domenica di Quaresima presentava l’uomo cieco dalla nascita guarito da Gesù. «Attraverso di lui – ha detto mons. Boccardo nell’omelia -, Dio restituisce all’uomo la sua condizione di creatura amata: c’è qui molto di più che la guarigione del cieco dalla nascita. Sta all’uomo, infatti, andarsi a bagnare nella piscina per cominciare a vedere veramente. La strada per diventare adulti e completare la nostra nascita la dobbiamo percorrere da soli. Nessuno potrò farlo al posto nostro. “Andò, si lavò, tornò che ci vedeva”: si è lavato di Cristo ed è diventato cristico. L’amore trasforma nell’Amato. Ungendo col fango gli occhi al cieco nato, Gesù ha ricordato a quest’uomo – e a tutti noi –  l’altezza vertiginosa cui siamo chiamati: un’umanità talmente grande, dignitosa e bella da coincidere col divino. Anche a noi – ha proseguito l’Arcivescovo – il Signore ci ripete questa sera: “Tu, credi nel figlio dell’uomo?”. E noi, come il cieco guarito, sapremo dire con la vita e la parole: “Credo, Signore!”? Nella vita non abbiamo il compito di fare scintille, ma di fare luce. Molti sono preoccupati di fare scintille in modo che gli altri si accorgano della loro presenza; hanno innato il tarlo della passerella, dello schermo gigante. In questo mondo dove la tentazione dell’apparire, del mettersi in mostra, è ormai quotidiana e sembra sommergerci, il Vangelo del cieco nato ci richiama all’unica luce possibile: quella di Cristo, luce del mondo, e ci richiama ancora all’autenticità di una testimonianza coraggiosa di vita, come quella semplice e commovente del cieco guarito».

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