La Fattoria della Misericordia di Eggi festeggia dieci anni di “vita”. Presentato il libro “Bussa e ti sarà aperto” che racconta questi due lustri dell’Opera Segno della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia

La Fattoria della Misericordia di Eggi festeggia dieci anni di “vita”. Presentato il libro “Bussa e ti sarà aperto” che racconta questi due lustri dell’Opera Segno della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia

La Fattoria della Misericordia di Eggi festeggia dieci anni di “vita”. Presentato il libro “Bussa e ti sarà aperto” che racconta questi due lustri dell’Opera Segno della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia

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La Fattoria della Misericordia di Eggi festeggia dieci anni di “vita”. Presentato il libro “Bussa e ti sarà aperto” che racconta questi due lustri dell’Opera Segno della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia

Giovedì 20 ottobre 2011 il mensile ritiro dei sacerdoti dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia si è tenuto ad Eggi di Spoleto, nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo. La scelta della frazione spoletina non è stata casuale: al termine della concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, infatti, i presbiteri si sono recati alla Fattoria della Misericordia per festeggiare i dieci anni di vita di questa opera Segno della Caritas avviata nel 2001. Per l’occasione è stato pubblicato un libro – “Bussa e ti sarà aperto” – che ripercorre, con foto e testimonianze, i momenti vissuti in questi due lustri.

La Fattoria della Misericordia di Eggi fonda le sue radici nel capitolo 11, versetti 9-10, del Vangelo di Luca: «Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto».

Il volume è stato presentato martedì 25 ottobre presso la Sala delle Stelle del Museo Diocesano di Spoleto. Sono intervenuti: mons. Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia; don Vito Stramaccia Direttore della Caritas diocesana; Daniele Benedetti Sindaco di Spoleto; Steve Rubini responsabile della Fattoria della Misericordia. Ha moderato l’incontro Francesco Carlini Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Archidiocesi.

L’esperienza delle “Case della carità” nasce dopo il terremoto del 1997 che colpì violentemente l’Umbria e le Marche. Un gran numero di volontari, soprattutto giovani, giunse in Umbria per stare accanto alla gente. Il luogo comunitario era il campo Caritas di Case Basse a Nocera Umbra. Alcuni ragazzi, cessata l’emergenza, chiesero alla Delegazione regionale della Caritas delle Diocesi di rimanere per continuare la vita di comunità. Motivo? La necessità di curare il “terremoto” che si era sprigionato al loro interno. Un “terremoto” che non fa rumore, di cui nessuno parla, del quale spesso ci si vergogna. Ma che è altrettanto catastrofico e dove a “cadere” è la persona umana, i suoi progetti, le sue emozioni, le sue aspettative. La Caritas a queste persone ha riposto con lo stesso “Eccomi” col quale la Vergine Maria rispose all’angelo che le annunciava il concepimento del Figlio. Si è così avviata l’avventura di queste Case della Carità presenti a Foligno (la prima ad essere sorta), Spoleto, Massa Martana, Deruta, S. Fatucchio di Castiglione del Lago ed Assisi. Ci vivono persone che hanno smarrito il senso della vita, che hanno problemi con le dipendenze, che sono agli arresti domiciliari, che sono da tutti rifiutate, ma che desiderano rimettere insieme i pezzi di un uomo o di una donna “crollati” a seguito delle “violente scosse” del guadagno facile, della ricerca dell’esteriorità, di una mentalità che ruota intorno alla libertà sfrenata, alla logica del “tutto è possibile”. Ad Eggi e nelle altre case nessuno è pagato, nessuno paga, non c’è un tempo stabilito per viverci. Non importa il credo religioso. Tutti vengono accolti, a tutti vengono lavati i piedi. Ci sono delle regole da rispettare. Si lavora nei campi e nelle stalle, si prega, si condividono le emozioni, non si bevono alcolici, non c’è il telefonino e non si guarda la televisione. È la comunità ad essere la “padrona” di casa e non le singole persone. Quello che è stato realizzato ad Eggi è l’incarnazione migliore della presenza della Caritas sul territorio. Una presenza che nasce da un incontro con un uomo che si chiama Gesù, che lava i piedi a tutti, compreso Giuda. Una presenza che mette al centro la persona umana, non importa se ricca o povera, credente o atea. La Chiesa non chiede la carta d’identità, si fa prossima a questi ragazzi che hanno una voglia immisurabile di far vedere il loro cuore, di scavare nei segreti della loro intimità, di mettersi in gioco, di cadere e di rialzarsi. Chi va alla Fattoria della Misericordia non trova bellezze mozzafiato, ma trova la bellezza del cuore e degli occhi che va ben al di là di quella fisica. Ogni giorno in quel luogo può nascere qualcosa di bello e di buono, si può ridare concretezza a quei sogni interrotti nei vicoli della superficialità e dell’apparenza di cui sono piene le nostre città.

«La carità – ha scritto l’Arcivescovo Boccardo nella prefazione al libro che ripercorre i dieci anni della Fattoria della Misericordia – non si descrive né si pubblicizza. La si vive. Ad Eggi tanti ragazzi feriti dalla vita ma desiderosi e capaci di guardare al loro presente e al loro futuro con determinazione e speranza, grazie all’opera generosa e silenziosa di tanti uomini e donne di buona volontà, hanno trovato le prime pietre su cui iniziare nuovamente ad edificare la loro casa».

«La Fattoria della Misericordia – ha detto il Sindaco di Spoleto Daniele Benedetti – è una forza di solidarietà che la nostra Chiesa, in collaborazione con le istituzioni, mette a disposizione delle persone bisognose di valori e di esempi da seguire. La proposta della vita comunitaria garantisce a tanti giovani l’opportunità di riscoprire se stessi e progettare il proprio futuro attraverso il rapporto con la natura e i lavori agricoli».

Don Vito Stramaccia, Direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia si aspetta un grande regalo: «Eggi è una casa aperta; tanti della nostra Diocesi vi sono passati, si sono in qualche modo innamorati di questa storia. Il grande regalo per questo decimo anno sarebbe che ogni parrocchia tentasse un aggancio con questa realtà».

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