È stata celebrata nel duomo di Spoleto, domenica mattina, la messa in suffragio di don Guerrino Rota, fondatore del Centro di solidarietà, a ventidue anni dalla sua scomparsa. Presenti il vice sindaco di Spoleto, Stefano Lisci, la senatrice Ada Spadoni Urbani e numerose altre autorità civili e militari. A presiedere la celebrazione è stato l’arcivescovo Renato Boccardo. Al suo fianco, il vicario generale dell’Archidiocesi nonché parroco della Cattedrale, mons. Luigi Piccioli, e il presidente del Ceis, mons. Eugenio Bartoli.
Ed è toccato proprio a mons. Bartoli salutare ufficialmente i convenuti, sacerdoti, autorità e tutta la folla che ha gremito il duomo, ringraziando per la presenza: «Mi piace chiamarvi amici – ha detto – perché tanti anni di collaborazione hanno creato e rafforzato legami di amicizia e di stima reciproca – e ha aggiunto – Ogni anno, in questa circostanza, tanti amici che hanno segnato la lunga esperienza del Ceis nei suoi 36 anni di attività, come gesto di riconoscenza soprattutto nei confronti di don Guerrino, vengono a trovarci». Un ringraziamento particolare è andato alla Corale Riviera delle Palme di S. Benedetto del Tronto, che ha animato nel canto la liturgia.
Nella domenica nella quale il Vangelo di Marco pone l’attenzione sulla “vigilanza” attiva, in attesa del ritorno del padrone, l’arcivescovo ha spiegato: «La venuta del Signore è una sorpresa, non sappiamo come e quando verrà; ma continua a visitarci in mille modi. La nostra reazione, allora, non può essere il sonno. La vigilanza suppone un atteggiamento di attesa, quell’atteggiamento che è segno di vita e non di stanchezza. Ciò è possibile se il nostro cuore e la nostra mente non sono addormentati o addomesticati. Ricordare don Guerrino – ha quindi sottolineato – diventa un’eco perché ha saputo tendere le orecchie del cuore, ascoltando chi gli stava vicino e tendendo le mani. Ecco che diventa l’esempio del cristiano vigilante. Leggendo in lui la risposta a Cristo, cogliamo l’invito a rimanere svegli».
Nel pomeriggio, la festa del Centro di solidarietà è continuata presso l’Oratorio del S. Cuore dove alcuni ragazzi che hanno partecipato, negli anni, al “Progetto uomo”, hanno ricevuto graduazioni e confermazioni. Si tratta di «giovani che sono tornati a volare liberi come gabbiani, simbolo del Centro», ha detto mons. Bartoli. «Questa era la volontà di don Guerrino quando accettò di dare inizio alla meravigliosa avventura del Ceis. Noi, che quell’idea l’abbiamo condivisa, perché la morte del fondatore portasse frutto di vita, siamo qui oggi a confermare la nostra volontà di andare avanti con l’aiuto di Dio e con il sostegno che non ci avete mai fatto mancare».