“Convocati alla stessa mensa nella casa della misericordia”. È stato questo il tema dell’assemblea diocesana che la Chiesa di Spoleto-Norcia ha celebrato domenica 25 ottobre 2015 nella chiesa dei santi Domenico e Francesco a Spoleto, evento che segna l’avvio ufficiale delle attività pastorali per l’anno 2015-2016. Arcivescovo, presbiteri diocesani e religiosi, religiose, eremiti e tantissimi fedeli laici hanno riempito la grande e bella chiesa del XIII secolo.
È stato davvero un momento ecclesiale forte, di riflessione sull’Eucaristia in relazione al prossimo Giubileo sulla Misericordia. Il pomeriggio si è aperto con la prolusione dell’Arcivescovo e si è chiuso con la solenne celebrazione del Vespro, animato nel canto dalla Coro del Duomo. Proponiamo una breve sintesi, suddivisa per capitoletti, dell’intervento di mons. Boccardo, che comunque potete leggere per intero in allegato a questo articolo.
La Messa domenicale è il cuore della Chiesa e della terra che essa abita. Ai credenti è affidata la responsabilità di questo cuore, perché non resti freddo e sappia trasfondere il senso di Dio ad un mondo che si allontana da Lui. Dunque, una domenica scialba sbiadisce la gioia e mostra una Chiesa fiacca e avara che non diviene fermento di vita nuova.
La Messa non è un momento freddo, asettico, astratto. Coloro che partecipano alla Messa, sacerdote e ministri, adulti e bambini, anziani e giovani, tutti debbono essere condotti, attraverso il rito, a vivere l’incontro con Gesù che salva… non può essere un momento freddo, asettico, astratto; e non è neppure il momento della istruzione, della catechesi, delle monizioni, delle spiegazioni. La liturgia non è il luogo dove spiegare, ma dove celebrare il mistero della passione, morte e risurrezione del Signore.
La Messa è santa…è di Dio. La Messa della domenica, perciò, non è e non può essere il momento del protagonismo dei partecipanti o dei ministri che mostrano le proprie abilità. La Messa è santa. È di Dio. È lui che ci accoglie alla sua presenza.
Non esiste la “mia Messa”. La Messa raccoglie i diversi “io” in un “noi”, crea la comunione tra i diversi, “edifica” la comunità cristiana, la parrocchia, la diocesi… come immagine della Trinità… Non esiste e non può esistere pertanto “la mia Messa”, anche se ho lasciato al parroco o deposto nella apposita cassetta la relativa offerta… rendere la Messa della domenica il momento centrale della vita della parrocchia – scelta che noi come diocesi rinnoviamo con fermezza e decisione quale momento fondativo di ogni nostra azione pastorale – è sommamente opportuna.
La dimensione missionaria della Messa. La Messa non è mai un atto liturgico individuale e neppure un atto comunitario che resta chiuso ove si celebra. L’assemblea che celebra l’Eucaristia domenicale diviene, per la forza dello Spirito, il corpo di Cristo e quindi vive con le dimensioni di Cristo. Per questo la Messa spalanca alla comunità cristiana le porte del mondo… la Messa della domenica porta con sé una innegabile dimensione missionaria.
La misericordia, contesto della missione. Siamo tutti chiamati – vescovo, sacerdoti, diaconi, religiosi e fedeli laici – ad assumere la missione come orizzonte di vita e di quotidiano impegno. Nell’orizzonte del Giubileo ormai prossimo, noi individuiamo nell’annuncio della misericordia di Dio il contenuto della missione che ci è affidata. Siamo chiamati, prima di tutto, a riscoprire la misericordia del Padre, il vero volto di Dio. Siamo poi invitati a celebrare e a sperimentare la tenerezza di Dio nel sacramento della Riconciliazione «perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia». E siamo chiamati a risvegliare la nostra coscienza assopita sulle povertà del mondo e praticare le opere di misericordia corporale e spirituale.
Meglio spostarsi che pretendere “altre Messe”. Si favorisca la convinzione che è meglio “spostarsi” per “fare più Chiesa” piuttosto che pretendere “molte Messe”. Ripeto in maniera pubblica e ufficiale che non è permesso celebrare Messe e altri Sacramenti nelle case private, nella cappelle private dei cimiteri e in luoghi non adibiti in modo stabile al culto divino.
Proclamazione delle Letture e Lectio divina. Raccomando che la proclamazione delle letture bibliche in ogni Messa avvenga con proprietà e decoro. I lettori devono essere consapevoli di compiere un gesto che rende presente Cristo, Parola di Dio, in mezzo ai suoi fedeli. Chiedo che in questo anno la lectio divina costituisca il normale percorso formativo per tutti gli agenti pastorali della parrocchia.
Il cammino unitario della catechesi. Il metodo dell’ACR per il percorso di catechesi dei fanciulli e degli adolescenti è stato scelto all’unanimità dai sacerdoti in occasione dell’Assemblea del Clero 2013 a Roccaporena. Non è una opzione lasciata alla libera iniziativa dei parroci o dei catechisti; è un cammino unitario che deve coinvolgere ogni parrocchia, senza eccezioni.
Adorazione eucaristica. In questo anno dedicato all’Eucaristia, suggerisco che in ogni parrocchia si preveda, almeno mensilmente e negli orari più opportuni, un tempo specifico di adorazione eucaristica nel quale i credenti possano «guardare il Signore e lasciarsi guardare da Lui», come diceva il Curato d’Ars.
Attenzione ai nuclei familiari. Nell’ambito del Giubileo ci saranno una serie di incontri per i separati, i divorziati risposati, le coppie di fatto, e tre appuntamenti di una giornata ciascuno a Roccaporena per le famiglie, per le vedove, per i genitori dei “figli in cielo”.
La missione nella Quaresima 2016. Celebreremo in ogni parrocchia una “missione”, tenuta dagli stessi agenti pastorali, chiamati a recare in ogni casa l’annuncio gioioso della misericordia di Dio.
Pregare per le vocazioni. Da sei anni ormai, il primo sabato del mese ci ritroviamo a San Luca di Montefalco e poi al Santuario della Madonna della Stella per chiedere al Signore il dono di nuove vocazioni sacerdotali per la nostra diocesi. Oltre a due ordinazioni presbiterali nel corso dell’anno, abbiamo attualmente 6 seminaristi maggiori…Non possiamo infatti lamentare la mancanza di preti e non impegnarci personalmente a «pregare il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe».
Imploro un triplice dono. Un sussulto di vita cristiana, che faccia esperimentare a tutti quanto sia bello essere amici di Gesù e quanto la sua Parola possa dare senso e fecondità all’esistenza; un sussulto di spirito ecclesiale, che ci faccia sentite tutti membra vive di questa Chiesa diocesana, non soltanto fruitori di determinati servizi, non soltanto giudici spietati dell’agire altrui, non soltanto conservatori accaniti di passate tradizioni, ma figli amorosi di questa Madre antica e sempre giovane; un sussulto di missionarietà, che risvegli in tutti, singoli e comunità parrocchiali, l’ansia di portare la buona notizia del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo.