Biografia di Federico Cionchi

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Biografia di Federico Cionchi
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Biografia di Federico Cionchi, detto Righetto


Federico Cionchi, chiamato popolarmente “Righetto”, nacque a San Luca di Montefalco (Perugia) il 15 aprile 1857, da una famiglia numerosa e poverissima. Righetto venne battezzato il giorno seguente a quello della nascita.

Nel 1862, tra i ruderi della cappella di San Bartolomeo, il fanciullo di cinque anni visse l’esperienza delle apparizioni della Madonna, da cui ebbe origine il santuario della Madonna della Stella. Il 1862 è anche la data probabile della cresima di Righetto. Dopo la morte del padre, Righetto si trasferì con la famiglia, nel 1886,a Cannaiola, paese della madre; furono anni duri, di miseria. L’Arcivescovo di Spoleto, mons. Giovanni Battista Arnaldi, pensava di accogliere Federico nel suo seminario per avviarlo al sacerdozio; il progetto però fu troncato per la morte dell’Arcivescovo. Per interessamento di Pio IX ottenne allora di essere accolto come orfano nell’Istituto “Tata Giovanni” di Roma, dove fu accompagnato dal parroco il 6 aprile 1869. Il 1° gennaio 1870 fece la prima comunione. Rimase nell’Istituto nove anni, nei quali incontrò, oltre allo stesso Papa, anche San Giovanni Bosco.

Riguardo a don Bosco, padre Bortolo Stefani ricorda che «si raccontava dai nostri Padri che don Giovanni Bosco, visto il Cionchi, disse al Preposito Generale dei Padri somaschi: “Questo ragazzo è per me”. Padre Sandrini rispose: “No, don Bosco, è già fissato per me nella casa di Santa Maria in Aquiro».

Questo interessamento del Fondatore dei Salesiani non è certo casuale: il titolo della Madonna apparsa al Cionchi è, infatti, proprio quello di Ausiliatrice.

Nel 1878, Federico entrò nella Congregazione dei Padri Somaschi a Roma, a Santa Maria in Aquiro; subito dopo la vestizione come “aggregato ad habitum”, nel 1880, fu trasferito a Bassano Veneto, ove prestò la sua opera nell’orfanotrofio come assistente degli orfani e maestro di falegnameria.

Nel 1883, dopo alcuni mesi vissuti a Somasca, in Casa Madre, Fratel Righetto fu chiamato a far parte della comunità religiosa di Santa Maria Maggiore di Treviso, dove rimarrà per quarant’anni, attendendo fedelmente al compito di sagrestano nel santuario. Il tempietto della Madonna, cuore del santuario, fu il centro della sua vita.

Uomo esemplare, si ricorda di lui, in particolare, la continua preghiera, la laboriosità instancabile, la riservatezza, bontà e pazienza, ed il dono del consiglio; era sempre pronto alle richieste di tutti, sempre con il “suo sorriso”. Carità particolare dimostrò verso i più poveri e verso i ragazzi, in particolare, i chierichetti ed i giovani del Patronato parrocchiale. Nel 1904 trascorse, per motivi di salute, un breve periodo a Somasca, mentre il 15 maggio 1910 Fratel Federico sentì il desiderio di emettere i voti religiosi privati nelle mani del superiore.

Il 21 maggio 1911, invitato dal Padre  generale dei Passionisti, Fratel Righetto partecipò alle feste in occasione della solenne incoronazione della Madonna del Santuario della Stella; il 7 luglio 1914, a Spoleto, alla presenza dell’Arcivescovo mons. Pietro Pacifici, si aprì il processo canonico sulla verità delle apparizioni della Madonna della Stella: Fratel Federico fu interrogato nella quattordicesima sessione, il giorno 22 luglio. Il 31 ottobre 1917 Treviso fu gravemente bombardata da parte degli austriaci. Essendo stata distrutta la casa, alcuni religiosi di S. Maria Maggiore, tra cui Fratel Federico, dovettero rifugiarsi a Roma; egli ebbe l’incarico di sacrestano a Santa Maria in Aquiro, dove aveva già vissuto dal 1878 al 1880, e dove rimase fino al 15 gennaio 1919. Di Righetto a San Girolamo della Carità così si ricorda, nel 1978, mons. Giovanni Ferro, religioso somasco ed Arcivescovo emerito di Reggio Calabria: «Era felice. Il suo umile desiderio era quello di rispondere alla Madre celeste che apparendogli gli disse: “Sii buono”. Buono apparve a noi nella sua umiltà e nella semplicità di cuore, per cui tutti ci reputava migliori e più virtuosi di lui; buono nell’esatta osservazione di ogni regolamento della Casa e della Chiesa, e buono nel reprimere ogni sentimento riprovevole mediante la vigilanza e la preghiera. Tale lo vidi».

Nel 1919, Fratel Righetto subì un intervento chirurgico per carcinoma; nonostante il procedere del male e i disturbi conseguenti l’operazione, egli non si sottrasse a nessuno dei suoi compiti, anche ai più faticosi. Non si lamentava mai delle grandi sofferenze che provava; a chi gli domandava del suo male, rispondeva con un sorriso. Il 31 maggio 1923, Fratel Righetto morì, edificando tutti con la sua santa morte. Nel 1932, la sua salma fu trasferita da Treviso al santuario della Madonna della Stella, dove è quotidianamente visitato da persone che a lui si raccomandano.

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