Te Deum di ringraziamento in Duomo. Le parole dell’Arcivescovo e la preghiera in suffragio del papa emerito Benedetto XVI. Le foto.

Te Deum di ringraziamento in Duomo. Le parole dell’Arcivescovo e la preghiera in suffragio del papa emerito Benedetto XVI. Le foto.

Te Deum di ringraziamento in Duomo. Le parole dell’Arcivescovo e la preghiera in suffragio del papa emerito Benedetto XVI. Le foto.

/
/
Te Deum di ringraziamento in Duomo. Le parole dell’Arcivescovo e la preghiera in suffragio del papa emerito Benedetto XVI. Le foto.

Te Deum Laudamus (Noi ti lodiamo, Dio): è un inno cristiano di ringraziamento che viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, per ringraziare dell’anno appena trascorso durante i primi vespri della solennità di Maria Ss. Madre di Dio che, nella Basilica Cattedrale di Spoleto, sono stati presieduti dall’arcivescovo Renato Boccardo. Diversi i fedeli che si sono adunati in Duomo per questa celebrazione nel giorno in cui è tornato alla Casa del Padre il papa emerito Benedetto XVI. Così si è pregato per Ratzinger: “Sole di giustizia, apparso all’orizzonte dell’umanità, ricordati del Papa emerito Benedetto XVI, e donagli la gioia di contemplare in eterno la gloria del tuo volto insieme con i nostri fratelli e sorelle defunti, che affidiamo alla tua misericordia”. Sul presbiterio è stata posizionata la statua della Madonna di Castelvecchio di Preci, restaurata dopo i terremoti del 2016.

FOTO-GALLERY

A tutto si rimedia al mondo, tranne che al tempo perduto. «Un altro anno della nostra rapida vita – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – se ne è andato irrimediabilmente. Mai come stasera avvertiamo quanto sia esigua e fuggevole l’esistenza, quanto siamo effimeri e provvisori, quanto poco tempo ci sia dato per portare a compimento la nostra missione di uomini. Non si può non provare un po’ di rimpianto per quello che non abbiamo saputo fare e per tutte le perdute occasioni di bene, per l’incapacità a leggere, negli avvenimenti che ci sono capitati, la volontà amorosa di un padre e, a essere sinceri, anche un po’ di rimorso per la nostra resistenza a crescere: a crescere nell’intelligenza del progetto di Dio e nella donazione ai fratelli. A tutto si rimedia al mondo, tranne che al tempo perduto: un giorno, anche un solo giorno, che non è stato colto nella sua grazia e nel suo insegnamento, è vanificato senza rimedio e non ci verrà più restituito. Siamo tutti un po’ spreconi, sotto questo profilo. Perciò oggi, che siamo quasi costretti a rendercene conto, siamo fortemente indotti a chiedere il perdono di Dio».

Il 2022 si conclude con una grande tragedia. «Dopo il tempo difficile e duro della pandemia – ha detto ancora il Presule – vediamo il nostro mondo ferito dalla guerra. Quella dell’Ucraina ci tocca da vicino, ma la Siria è in guerra da 13 anni, e poi lo Yemen, il Myanmar e tanti paesi in Africa. Senza dimenticare le gravi tensioni che attraversano l’Iran, il Kosovo, le due Coree e altre regioni del pianeta. Stiamo assistendo, come dice Papa Francesco, ad “una guerra mondiale a pezzi”. Il mondo è investito da una bufera crudele di morte e di dolore. Stiamo soffrendo e non solo per lo spettacolo compassionevole dello strazio di tanti innocenti, ma anche perché siamo costretti a vedere a quali abissi di perversità può scendere il cuore dell’uomo. Nasce spontanea l’invocazione al Salvatore: “Liberaci dal male!”; dal male che abita e avvelena il cuore, dal male che produce le armi e le mette nelle mani degli uomini contro altri uomini, dal male che ci conduce a vedere nell’altro un nemico o un antagonista, anziché un fratello, creato come me e come te ad immagine e somiglianza di Dio (cf Gen 1, 26). Di fronte al male che ci minaccia, chiediamo al Signore che ci resti vicino, adesso che nel mistero del Natale si è fatto l’Emmanuele, il Dio-con-noi, che non ci lasci soli su un cammino che spesso è faticoso, sempre è difficile, e guai se diventa senza speranza».

È anche la sera in cui dobbiamo ravvivare la fiducia. «Ponendoci sotto la luce della verità, oggi avvertiamo più acuto in noi il rammarico di non aver sempre regalato a Cristo con piena consapevolezza e con totale generosità tutti i momenti dell’anno che volge al termine. Allora nei cuori credenti spontaneamente fiorisce nelle ultime ore dell’anno il pentimento, e la preghiera di questa sera si fa prima di tutto domanda di perdono. Ma più ancora la nostra orazione diventa rendimento di grazie. Noi riconosciamo di aver ricevuto lungo l’anno trascorso un cumulo incalcolabile di doni dal cielo. I benefici di Dio sono tanti e spesso sono nascosti ai nostri occhi. Più spesso, dobbiamo riconoscerlo con sincerità, ci rendiamo incapaci di percepirli e di leggerli nel loro significato più vero. Questa è la sera in cui bisogna elevare un ringraziamento ampio e intenso, così da cancellare ogni ingratitudine dai nostri animi, che troppo spesso nei giorni trascorsi sono stati ottusi o svagati. I tempi sono inquieti, il cielo dell’umanità è solcato da molte nubi (ma quando mai è stato del tutto sereno?). Noi però abbiamo appreso dalla celebrazione del Natale la consolante notizia che il Signore è con noi. Colui che ci ha amati fino a raggiungerci dove eravamo e a connettere irresolubilmente la nostra tormentata vicenda alla sua eterna pace – ha concluso l’Arcivescovo – resterà accanto al suo popolo anche nell’anno che sta per cominciare e ci guiderà, oltre ogni prevedibile errore e oltre ogni umana insipienza, verso le sue mete di amore e di gioia».

Al termine dei Vespri c’è stato, come detto all’inizio, il canto del Te Deum, l’adorazione e la benedizione eucaristica.

Dalla stessa rubrica...

Seguici su Facebook

Dalla stessa rubrica...

ultime pubblicazioni

ultime pubblicazioni

Seguici su Facebook